Riscoprire Henze
Una vibrante riproposta del Cimarron a Firenze
Recensione
classica
A riascoltarlo al Teatro Florida di Firenze, oramai a quasi mezzo secolo dalla creazione al festival di Aldeburgh nel 1970, El Cimarron di Hans Werner Henze su testo di Hans Magnus Enzensberger suona più bello che mai, anche se da angolature del tutto diverse. Teatro musicale sessantottino e a vario titolo engagé ? Certo: il vecchissimo ex schiavo fuggiasco cubano passato attraverso tante battaglie ha ancora tutta la sua evidenza di icona legata ad una stagione ben precisa, al pari di un comparto strumentale in cui chitarrista, flautista e percussionista agiscono su più fronti del suono e del rumore con un vasto e democratico spiegamento di attrezzistica musicale, quasi musicisti-non-più-alienati nel vincolo al proprio strumento. Ma oggi, nella vibrante ma nitida esecuzione di Luigi Attademo chitarra, Luciano Tristaino flauto, Maurizio Ben Omar, percussioni, è proprio la perfetta calibratura cameristica della partitura henziana, la sua capacità di farsi veicolo di invenzioni preziose e sottili, più evocazioni che esclamazioni (pensiamo al mormorio della foresta dove fugge lo schiavo, all'innodia pretesca, alle fanciullesche canzoncine degli americani, a tante altre cose nei quindici numeri musicali), a colpire più profondamente, al pari della vocalità in molti momenti così britteniana del ruolo cantato – a testimonianza di una linea comune fra due compositori in cui comunicatività e impegno linguistico si cercano e si conciliano - che però Maurizio Leoni ha declinato in una chiave sua, più sperimentale e grottesca che lirica. L'esecuzione, in collaborazione con il Gamo, era in lingua inglese e si avvaleva della mise en scène di Laura Croce con suggestive proiezioni di immagini sullo sfondo. Teatro pieno e successo eccellente.
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