Riccardo in campagna elettorale
Alla Scala contestata la regia di Michieletto per un Ballo in maschera emozionante
Recensione
classica
Alla fine del Ballo in maschera, dopo i sonori buuh al regista Damiano Michieletto, il futuro sovrintendente del Teatro alla Scala Alexander Pereira, che aveva seguito lo spettacolo da un posto centrale in fila M, ha dichiarato all’Ansa che “Michieletto farà nuove regie alla Scala”. Con buona pace di quei loggionisti che dopo aver visto la prova generale, sono arrivati alla prima con volantini prestampati (“Giuseppe Verdi perdona loro perché non sanno quello che fanno”, “Smettete queste pagliacciate è ora di finirla!!!”) che hanno lanciato in sala dopo la fine del primo atto. La pietra dello scandalo? Riccardo secondo Michieletto non è nè il governatore di Boston nè il Re Gustavo III di Svezia ma un politico di oggi, in piena campagna elettorale con staff agguerritissimo che distribuisce magliette e cartelloni con il suo nome, il suo slogan è “Riccardo incorrotta gloria” (cfr il libretto di Antonio Somma), Renato è il suo capo scorta con tanto di giubbotto antiproiettile e Oscar la sua pr. Il fatto è che se sulle scene dalla Scala si vedono “Peter Grimes” (Richard Jones), “Il Giocatore” e “Eugene Oniegin”(Dmitri Tcherniakov) con una ambientazione contemporanea non c’è nessuno scandalo, anzi, ma se si osa toccare Verdi scatta il delitto di lesa maestà! Tre prostitute in scena ne aggrediscono un’altra e si scatenano le urla “Che schifo”,“Vergogna”, “Idioti silenzio”, ma l’”Orrido campo” verdiano, oggi, non può essere altro che una periferia degradata dove la prostituzione la fa da padrone (la paura fisica di Amelia, a sua volta aggredita da una prostituta, si percepiva proprio); Riccardo entra in scena in macchina e si sentono le risatine: ancora oggi, nel 2013??? Ognuno è liberissimo di esprimere il proprio giudizio e di amare o non amare uno spettacolo, sia chiaro, è l’arrivare a teatro già prevenuti e preparati alla contestazione che sconcerta. I meriti dello spettacolo sono invece molti. La scena di Ulrica è di grande impatto emotivo: è una santona che sfrutta la credulità della gente, predica, impone le mani, guarisce finiti paralitici e tutti lì ad incensarla, ad adorarla (i riferimenti cinematografici possono essere “Quinto potere” o “Magnolia”) e quanta ironia c’è nel Riccardo con giubbotto multitasche da pescatore nello sfottere la sua profezia alla quale non riesce proprio a credere.
Il Ballo finale è un party elettorale dove ogni partecipante brandisce una sagoma cartonata di Riccardo (il suo gesto elettorale è il pollice destro alzato come il Guido Angeli della Pubblicità Aiazzone negli anni ’80), la festa è così un inquietante moltiplicarsi di sagome, dove i congiurati cercano invano la loro preda, dove Renato getta a terra le sagome per poter eliminare il rivale. Un po’ straniante l’effetto doppio per la morte di Riccardo: lui a terra ferito a morte (una comparsa) e il tenore invece che canta le sue ultime frasi come se gli altri le leggessero dal suo ultimo scritto. E su “notte d’orror” il gigantesco cartellone luminoso in stile Broadway “Riccardo incorrotta gloria” brucia. Svettano nel cast la possente voce di Sondra Radvanovsky (Amelia) e l’appassionato Riccardo di Marcelo Alvarez, robusta la direzione di Daniele Rustioni .
Interpreti: Marcelo Alvarez (Riccardo), Sondra Radvanovsky /(Amelia), Zeliko Lucic (Renato), Marianne Cornetti (Ulrica), Patrizia Ciofi (Oscar), Fernando Rado (Samuel), Simon Lim (Tom)
Regia: Damiano Michieletto
Scene: Paolo Fantin
Costumi: Carla Teti
Direttore: Daniele Rustioni
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln
classica
Federico Maria Sardelli e il sopranista Bruno de Sá per un programma molto ben disegnato, fra Sturm und Drang, galanterie e delizie canore, con Mozart, da giovanissimo a autore maturo, come filo conduttore