Punkt celebra la propria storia

L'edizione 2022 del norvegese Punkt Festival propone nuovi linguaggi e racconta se stesso

Punkt Editions (foto di Luca Vitali)
Punkt Editions (foto di Luca Vitali)
Recensione
jazz
Kristiansand, Norvegia
Punkt 2022
01 Settembre 2022 - 03 Settembre 2022

Con Punkt ci eravamo lasciati nel 2019 dopo un’edizione molto ricca, densa di creativa progettualità e trasversale a musica, sound design, elettronica, arte, multimedia e seminari a 360°. Dopo due edizioni dedicate (per ovvie ragioni) alla scena nazionale norvegese, questa diciassettesima ha segnato una ripartenza senza stelle internazionali, ma in grande stile.

Un’edizione che inoltre, dopo anni di “pellegrinaggio” tra l’ambizioso ma sovradimensionato Kilden e il più underground Kick Scene, ha riportato il festival nella sua sede ideale e d’origine: l'Agder Teater.

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Fiona Talkington, Jan Bang e Erik Honorè (foto di LucaVitali)

Sì, il teatro che sembrava destinato all’abbattimento è stato salvato ed è tornato a essere il tempio che era, in grado di dare nuovo smalto e splendore alla formula che caratterizza il festival fin dalle origini: il Live Remix.

Battezzata proprio qui a Kristiansand nella prima edizione del festival del 2005, la formula del Live Remix prevede che mentre si assiste a un concerto sul palco principale, un manipolo di musicisti se ne stia barricato nell’Alpha Room al piano inferiore, e da lì ascolti e campioni frammenti del concerto traendone ispirazione per – appunto – il remix dal vivo, al quale si assiste pochi minuti dopo la fine del concerto sul palco principale.

Quest’anno il festival iniziava il giovedì ma si è dovuto attendere il venerdì per l’avvio dei Live Remix, e tra amici e colleghi era evidente l’emozione e anche una sorta di curiosità per questo ritorno alle origini… Ciliegina sulla torta, Fiona Talkington, madrina della manifestazione, è finalmente tornata a presentare il festival in presenza, dopo due edizioni da remoto (dal Regno Unito).

– Leggi anche: Punkt, più di un festival

Se i concerti sono tornati nella storica sede dell’Agder, i seminari mattutini, curati dall'inglese David Toop, si sono svolti tutti nella nuova sede dell’Aladdin e hanno dato spazio a figure molto diverse: il duo Snekkestad / Søren Kjærgaard , Alexandra Spence, Luke Fowler, Maja S. K. Ratkje con la vocalist di origine lappone Katarina Barruk, Karen Power e infine la festeggiata di questa edizione Sidsel Endresen, protagonista di una lunga intervista.

La scena norvegese celebra una delle sue stelle: Sidsel Endresen

Si è trattato di un’edizione speciale che ha chiamato a raccolta alcuni degli elementi più rappresentativi della scena norvegese (Bugge Wesseltoft, Solveig Slettahjell, Nils Petter Molvær, Stian Westerhus, Michael Duch, David Toop, Jan Bang, Erik Honoré, ma anche l’inglese Django Bates) oltre che compagni di viaggio, per celebrare i settant’anni di Sidsel Endresen – autentica stella e mentore della scena più creativa e impavida in Norvegia.

Una serata densa di stima reciproca e affetto, che ha visto brillare particolarmente Stian Westerhus nella rilettura dei brani "Western Wind" e “Dododo", tratti dall’album “Undertow” (2000, Jazzland): non dev’esser stato facile confrontarsi con la voce di Sidsel, ma la sua versione “storta” – alla Waits - dalle sfumature ondivaghe in falsetto, è stata convincente.

Westerhus
Stian Westerhus (foto di Luca Vitali)

Divertente il set diretto da Django Bates che, affiancato da Nils Petter Molvær, ha ripercorso con ilarità e leggerezza gli anni del debutto su ECM con l’album So I Write (1990 – frutto della commissione del festival di Molde) e del successivo Exile (1994) – musica che a oltre 30 anni distanza mantiene grande freschezza e attualità. A seguire, un set breve ma intenso diretto Erik Honoré e Jan Bang, affiancati da David Toop e dal contrabbassista Michael Duch, hanno reso omaggio all’ultimo periodo, più astratto ed elettronico, della vocalist.

A concludere la serata è stato uno dei primi e più solidi partner di Sidsel, il pianista Bugge Wesseltoft (fondatore della etichetta Jazzland), con cui Sidsel ha pubblicato nel 1995 l’album Nightsong, seguito poi da Duplex Ride (1998, per la norvegese Curling Legs), e da diversi album pubblicati per la tedesca ACT: tutti autentici capolavori e campioni di vendite. In coppia con la vocalist Solveig Slettahjell (allieva e cara amica di Sidsel), Bugge ha dato vita a un set malinconico e struggente, con canzoni molto melodiche alternate a divertenti aneddoti. Perfetto epilogo per un tributo memorabile e raffinato.

Endresen
Foto di Luca Vitali

Scoperte e conferme particolarmente brillanti

Senza dubbio i due concerti che hanno spiccato maggiormente sono stati quelli del trio della giovane pianista estone Kirke Karja e quello del trio nordico Avant Joik, costituito da Maja Solveig Kjelstrup Ratkje, dalla cantante pop svedese Katarina Barruk e dall’artista visivo finlandese Matti Aikio, entrambi di origini Sami.

Avevo già avuto modo di ascoltare Kirke Karja (recente vincitrice del premio Gaslini) in piano solo, ma mai dal vivo, ed è stata un’autentica rivelazione. Si è presentata con il contrabbassista francese Etienne Renard e con il batterista tedesco Ludvug Wandinger, e il giovane trio, pur non avendo suonato e provato molto nell’ultimo periodo, ha mostrato grande maturità e sintonia. Di Kirke salta all’occhio il background classico (sempre più contemporaneo) e la grande padronanza della tastiera. Un suono vivido e cristallino, ma soprattutto una cifra stilistica molto originale. Musica potente e tormentata che inietta inquietudine nelle vene e sa emozionare, grazie anche ai due compagni di ventura che contribuiscono in modo determinante al risultato: un mix di musica scritta (molto bene) e libera improvvisazione. Una pianista originale anche nella tecnica, che sembra imprimere più forza nel “vuoto” con cui lascia la tastiera che nella pressione dei tasti; un’artista con le idee chiare che potrà lasciare il segno nei prossimi anni.

KArja
Kirke Karja (foto di Luca Vitali)

Quando (nel 2018) l’Insomnia Festival a Tromsø commissionò a Maja Ratkje un progetto in solo dandole carta bianca, lei ideò Avant Joik. Da sempre molto attenta e impegnata nella lotta per la difesa dell’ambiente (si è sempre schierata contro, ad esempio, la compagnia petrolifera nazionale e i festival da essa sponsorizzati), e in quella per i diritti delle donne e delle minoranze culturali ed etniche, Maja ha colto quell’occasione per dar voce al popolo Sami con un trio a maggioranza femminile e Sami, e con un progetto che fonde la sua sperimentazione vocale e la sua elettronica alla tradizione del canto joik di Katarina Barruk e alle toccanti immagini dell’artista visivo Matti Aikio.

Presentato dal vivo in prima mondiale al Sonar di Barcellona nel 2018, il concept ha poi proseguito il suo cammino fino diventare Live in Bergen, album registrato alla Galleria d’Arte “Kunsthall” di quella città.

Se il disco aveva destato interesse ma mostrato il fianco per una certa “staticità”, il live ha saputo andare oltre – grazie anche al supporto visivo e alle coreografie eseguite dalle due performer sul palco – e offrire una performance febbrile ed emozionante che ha messo d’accordo tutti. Un passo avanti per la musica Sami che assume un registro più sperimentale e contemporaneo, mai visto prima.

Avant Joik
Avant Joik (foto di Luca Vitali)

Punkt Editions

Questa edizione ha segnato anche il varo di una nuova avventura legata a Punkt: Punkt Editions, un brand che per ora si occupa di musica ma che, in previsione, si interesserà anche di arte e di letteratura. Come cita il programma, sarà il frutto di un «archivio di 18 anni di sperimentazione sonora, nonché un'etichetta e casa d’arte orientate al futuro».

La serata del lancio di questo nuovo brand del festival (in compartecipazione con Jazzland) ha visto la presentazione in anteprima live della sua prima creatura, The Bow Maker, di Jan Bang e Dai Fujikura, sorta di manifesto dell’estetica creata in questi 18 anni: un’esibizione caratterizzata da paesaggi astratti e visionari che oltre ai due leader ha visto avvicendarsi sul palco numerosi altri artisti (Erik Honoré, Anneli Drecker, Simin Tander, Nils Petter Molvær, Eivind Aarset, Canberk Ulaş, Audun Erlien, Anders Engen).

Live Remix...

Tre maestri del live remix - Jan Bang, Erik Honoré e Eivind Aarset – si sono cimentati con le musiche del trio di Kirke Karja per la riapertura dell’Alpha Room. Particolarmente riuscito il remix del duo del sassofonista Torben Snekkestad e del pianista Søren Kjærgaard sulle musiche di Michaela Antalová e Adrian Myhr.

live remix
Foto di Luca Vitali

È sempre bello vedere come il festival sia un autentico hub (non “solo” un festival) e coinvolga gli studenti dell’Università di Agder (l’ateneo di Kristiansand in cui insegna Jan Bang). Quest’anno i direttori Jan ed Erik hanno guidato i due giovani studenti Alexandra Hellesnes Revold (23 anni) e Jens Idsøe Andersen (22 anni) alla ri-composizione delle musiche degli svizzeri Trio Heinz Herbert.

Dell’apertura di Jan Bang e delle connessioni del festival con l’Università, d’altronde, sapevamo già: da gennaio, ad esempio, fra le docenti di quell’ateneo c’è anche la pianista italiana Alessandra Bossa (duo O-Janà), che l’anno scorso, al termine di un tirocinio universitario, Jan aveva già coinvolto sul palco del live remix degli Skrim (Morten Qvenild, Gard Nilssen, Ståle Storløkken e Stian Westerhus) insieme al giovane talento Kristian Isachsen. Onore al merito di entrambi.

...e non solo

Bello ed efficace anche il duo costituito da Adrian Myhr(contrabbasso) e Michaela Antalová (batterista e percussionista molto apprezzata in Norvegia) che per questo progetto suona il flauto basso fujara, proveniente dalla tradizione popolare slovacca, e il flauto di salice della tradizione popolare norvegese chiamato seljefløyte. Un bel progetto che fonde musica contemporanea e melodie popolari e che è possibile ascoltare nell’album Zvony, pubblicato dall’etichetta slovacca Hevhetia. A dare ulteriore impatto al set dal vivo è stato il light design del fuoriclasse Tord Knudsen – di casa qui a Kristiansand e autentico mattatore di questa edizione – con texture animate che ora si sovrapponevano e un attimo dopo facevano da fondale al duo: un risultato di grande suggestione e in perfetta sintonia con la performance.

Per concludere, quest’edizione non ha visto le star internazionali delle passate edizioni ma ha comunque saputo andare dritto al punto (Punkt!, non a caso, in norvegese) grazie a una visione artistica aperta e multidisciplinare. Per la prima volta giustamente attenta a celebrare il proprio passato, visto il compleanno di una delle stelle più luminose del panorama artistico norvegese, questa edizione si è dimostrata al tempo stesso concentrata a progettare e ridisegnare il futuro. Un festival unico e inimitabile: Punkt Festival!

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