Battaglia e Mariottini, l'eleganza di clarinetto e pianoforte (con la mente alla Palestina)

Stefano Battaglia e Mirco Mariottini chiudono ParmaJazz Frontiere

Battaglia Mariottini
Foto di Elisa Magnoni
Recensione
jazz
Parma, Casa Della Musica, ParmaJazzFrontiere
Stefano Battaglia e Mirco Mariottini
22 Novembre 2024

L'ultimo appuntamento del ParmaJazz Frontiere Edizione 2024, il concerto di Stefano Battaglia e Mirco Mariottini alla Casa Della Musica, è stato un'occasione per ascoltare due musicisti di grande talento, particolarmente attenti alla drammatica realtà che circonda chiunque abbia gli occhi aperti su quanto accade oggi in Medio Oriente. 

– Leggi anche: Parker e Prati, un labirinto di ombre

Come affermato dallo stesso Battaglia, il progetto del duo, Music For Clarinets And Piano, trae ispirazione dall'eleganza di due strumenti acusticamente nobili, sfruttando queste tradizioni per lavorare sull’improvvisazione, pur mantenendo un forte legame con le figure a cui i brani sono dedicati (da Paul Bley a Jimmy Giuffre, da Bruno Maderna a Charles Aznavour).

Se questo lavoro riflette la ricerca personale e il percorso musicale dell'ultimo anno, Battaglia ammette di provare un senso di fatica nell'immaginare i concerti, intesi come riti collettivi, dove si crea una bolla privilegiata rispetto alla realtà che ci circonda. "Per chi, come me, ha vissuto negli anni Settanta, la questione del Medio Oriente era già complessa e articolata allora, ma nell’ultimo anno è purtroppo sfociata in una negazione dei valori dell’umanesimo. Non si tratta di prendere posizione, ma di essere vivi su questo pianeta in questo momento storico, esprimendo il nostro dolore universale per quanto accade in Palestina, anche se non ci tocca direttamente". 

«Per chi, come me, ha vissuto negli anni Settanta, la questione del Medio Oriente era già complessa e articolata allora, ma nell’ultimo anno è purtroppo sfociata in una negazione dei valori dell’umanesimo». 

Battaglia sente che la musica non dovrebbe essere solo un mezzo di intrattenimento, ma anche lasciare un segno, e per questo ha dedicato il concerto al popolo palestinese, criticando la politica del governo israeliano, subito dopo la condanna di Netanyahu.

Ecco quindi "Ramallah", un brano limpido e dolente, e altre composizioni attraversate da influenze klezmer, scirocchi arabi, canti dei muezzin, preghiere di rabbini, elegie per un mondo ferito. "Nel mio ultimo concerto a Tel Aviv, nel maggio del 2023, a causa di una massiccia manifestazione contro la destra estremista al governo, la sede dello spettacolo è stata cambiata all'ultimo minuto. In quell’occasione ho percepito che l'equilibrio del popolo israeliano era compromesso". 

Quando Mariottini (misurato e incisivo) utilizza il clarinetto basso, sembra di ascoltare un Tim Berne rallentato, con certi ripidi e aguzzi unisoni col pianoforte; i brani sono leggeri ma complessi, e lo spartito, pur rigoroso, lascia spazio a un forte spirito di libertà.

Uno dei pezzi è dedicato al poeta Mahmoud Darwish, di cui si ascolta anche la voce: qui, il buio della guerra sembra rischiararsi grazie all’attenzione per il microcosmo, capace di rivelare bellezze nascoste. Il concerto assume i toni di un rito, cercando di salvare il possibile dalle macerie; il pianismo delicato, irrequieto e riflessivo di Battaglia si fonde in un dialogo lirico e calibrato con i clarinetti di Mariottini. 

La serata si conclude con "Hebron", una canzone yiddish con richiami alla tradizione russa, chiudendo in modo struggente un concerto di grande intensità.

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