Nosferatu nel sogno
A Venezia il classico film di Friedrich Wilhelm Murnau con le musiche di Flippo Perocco eseguite dal vivo dall’ensemble L’arsenale
Ha da poco compiuto 100 anni il film Nosferatu. Una sinfonia dell'orrore di Friedrich Wilhelm Murnau, capolavoro del cinema espressionista e capostipite dei film di vampiri. Per gli appassionati, alla Nationalgalerie di Berlino è aperta da qualche giorno una interessante mostra “Phantome der Nacht. 100 Jahre Nosferatu” (Fantasmi della notte. 100 anni di Nosferatu) che di quel film ricostruisce la storia centenaria. Quella storia racconta anche che Nosferatu è stato il primo di una lunga serie di film ad ispirarsi al romanzo di Bram Stoker, cosa che procurò non pochi guai al produttore Prana Film GmbH, fallito per l’ingente investimento produttivo (soprattutto per quello pubblicitario) senza l’atteso riscontro di pubblico. A poco servì sostituire il nome Dracula con il più oscuro Nosferatu per nascondere la fonte. Ben intenzionata a difendere le sue prerogative, Florence Stoker, vedova dello scrittore scomparso nel 1912, portò in tribunale i produttori per violazione del copyright e, non potendo avere alcun risarcimento pecuniario, nel 1925 ottenne almeno dai giudici berlinesi l’ordine di distruggere il negativo e tutte le copie esistenti del film.
Fortunatamente alcune copie del film sopravvissero per lo più fuori dalla Germania. Non fu così per la partitura composta in occasione della prima proiezione, molto apprezzata dalla critica, composta per orchestra da Hans Erdmann, autore anche di numerose altre musiche per film. Si sa che, come overture, Erdmann prese a prestito quella composta da Heinrich Marschner per la sua opera Der Vampyr del 1828. Il resto è stato ricostruito con una certa attendibilità dal paziente e accurato lavoro di James Kessler e Gillian B. Anderson, impiegando ampi brani della Fantastisch-romantische Suite dello stesso Erdmann e ricomponendo nel suo stile tardoromantico le parti non più recuperabili. Il risultato si può ascoltare nella versione restaurata della pellicola curata dalla Fondazione Friedrich W. Murnau, disponibile anche in DVD.
Da premesse completamente diverse non filologiche, nel corso del tempo sono nate alcune operazioni per dare un suono alla pellicola di Murnau. Fra queste, una promossa della Arrow Videos del 1998 su una versione più breve del film e con una introduzione di David Carradine, assemblando pezzi dai primi album della band gothic metal Type O Negative. È del 2015, invece, l’idea del compositore Filippo Perocco di creare una partitura “autorale” per il film di Murnau nella sua versione più completa e oramai consolidata. Questa versione con l’accompagnamento live dell’ensemble L’arsenale diretto dallo stesso Perocco è stato presentato al Teatro Ca’ Foscari di Venezia a conclusione del ciclo Asteroide Amor organizzato dall’Università veneziana in collaborazione con il Teatro Stabile del veneto. L’appuntamento veneziano arrivava dopo un lungo un percorso iniziato dal Teatro Comunale di Treviso con tappe importanti come Montreal e, nello scorso maggio, ai Maifestspiele di Wiesbaden, la città tedesca che ospita la sede della Fondazione Murnau.
Non vuole essere un commento alle immagini o magari un loro amplificatore emotivo la musica composta di Filippo Perocco. Invece, vuole nutrirsi dei sogni che vivono nei personaggi, in perfetta sintonia con la natura visionaria del film di Murnau (gli horror contemporanei sono tutt’altra cosa). I suoni spettrali prodotti dall’impasto timbrico di uno strumentario insolito – fisarmonica (Igor Zobin), chitarra elettrica (Carlo Siega), sax (Ilario Morciano), pianoforte e synth (Roberto Durante) – accompagnano lo spettatore attraverso le prime sequenze del film, quelle nell’immaginaria cittadina di Wisborg, che il giovane agente immobiliare Hutter lascia per recarsi nella Transilvania del Conte Orlok e concludere con lui un affare. Le atmosfere sospese dell’ensemble strumentale, vengono occasionalmente arricchite da interventi vocali del soprano Livia Rado quando non dagli stessi strumentisti, ad esempio nei brani presi da Stoker che descrivono il vampiro ridotti a sintagmi sonori il cui significato è appena percettibile. Per dare colore, Perocco utilizza canti e poemi sincreticamente legati da un filo che ha il colore della notte: il minaccioso esotismo delle immagini della Transilvania si esprime nel canto balcanico di una madre al proprio bimbo, il “Cântecul de leagăn”. Soprattutto l’arrivo di Hutter al castello di Orlok, nel quale avviene l’incontro fatale del vampiro con l’immagine di Ellen, la moglie di Hutter verso la quale scatta un’attrazione fatale, segna una svolta nel passo del racconto filmico, che vira decisamente su coordinate oniriche. “La peste est ici”, “The plague is here”, “Die Pest ist hier” annunciano le voci dell’ensemble: la peste arriva a Wiborg dal veliero di Orlok con le sue bare colme di terra sconsacrata e di ratti infetti, ma le immagini hanno una loro poetica immaterialità, tutt’altro che cruda o melodrammatica. Per quella pagina, Perocco sceglie le sonorità gelide di “Der kranke Mond” di Otto Erich Hartleben, canto alla luna notturna malata di morte già messo in musica da Schönberg nel Pierrot Lunaire, e la lirica “Sonno” del trevigiano Luigi Pianca per accompagnare il lugubre corteo funebre delle vittime dell’epidemia. Non può che esserci che un epilogo per mettere fine alla tragedia collettiva e chi dovrà sacrificarsi è Ellen, la donna legata da un legame oscuro con Nosferatu, il non morto. È lei che lo trattiene finché i raggi del sole del mattino non lo annientano. Anche lei muore o forse viene assorbita nel sogno, come sembra suggerire l’altra ninna nanna, “Doină de leagăn versuri”, scelta da Perocco per chiudere il suo personale racconto di un sogno.
Nosferatu come un lungo viaggio onirico, descrive Perocco, che dirige il suo affiatato con misura e sottovoce nella sua partitura fatta di piccoli gesti e di delicati riflessi. Un classico piccolo e prezioso.
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