Nelle mani di Don Alfonso
Alle Settimane Musicali del Teatro Olimpico il cinico "Così fan tutte" di Regazzo e Rigon
Recensione
classica
È il mese di “Così fan tutte”: il Comunale di Bologna, la Scala di Milano, e ora le Settimane musicali al Teatro Olimpico di Vicenza, che in opere mozartiane dirette con entusiastica baldanza da Giovanni Battista Rigon trovano negli ultimi anni il momento di maggiore interesse. I mezzi incomparabilmente più esigui rispetto ai due enti lirici non penalizzano il risultato artistico. Buona prova dell’Orchestra di Padova e del Veneto, duttile alle continue richieste di indugi e sottigliezze, e i cantanti (vivaddio tutti italiani!), scelti attraverso opportune audizioni, dimostrano che le voci giovani di talento ci sono, se le si vogliono e le si sanno cercare: calzanti ai propri ruoli Daniele Zanfardino (Ferrando) e Marco Bussi (Guglielmo); destinate a carriere importanti Raffaella Lupinacci (Dorabella) e Arianna Vendittelli (Fiordiligi), l’una per bellezza timbrica, l’altra per forza espressiva; mattatrice del palcoscenico Giovanna Donadini (Despina), che Lorenzo Regazzo (Don Alfonso e regista) elegge a protagonista assoluta della vicenda. Il veterano Regazzo, che con Don Alfonso ormai s’identifica anima e corpo, passa per l’occasione da burattinaio dei 5 personaggi dapontiani a regista dell’intero allestimento, in un gioco di rimandi metateatrali fra l’uno e l’altro ruolo che intrigano lo spettatore avvertito. Si era già offerto in vesti simili, pochi mesi fa, come Alidoro-regista per una “Cenerentola”: se in quell’occasione l’esito era stato apprezzabile, in questa ha superato sé stesso, proponendo la più spietata e cinica lettura del testo che sia dato immaginare. Non vale svelarne qui i dettagli, togliendo il gusto della scoperta ai futuri spettatori; basti segnalare che Despina perde la sua giovane età, ribaltando così i suoi rapporti con Don Alfonso, e la drammaturgia dell’intero secondo atto viene rovesciata, invertendo di segno il significato di tante frasi che gli amanti scambisti si rivolgono: tutti, disillusi, sanno che gli altri sanno, e mentre le parole continuano a inscenare l’ipocrisia umana in una recita ad oltranza dei rispettivi ruoli, i gesti e gli sguardi dipingono la realtà interiore. Quel che più sorprende è che tutto continua a funzionare perfettamente, senza mutare una parola del libretto, una nota della musica; ma se ne esce psicologicamente quanto mai provati. Senza esagerare, possiamo dire che è nato un nuovo regista d’opera, un vero regista.
Note: Foto©Luigi De Frenza.
Interpreti: Arianna Venditelli (Fiordiligi), Raffaella Lupinacci (Dorabella), Giovanna Donadini (Despina), Daniele Zanfardino (Ferrando), Marco Bussi (Guglielmo), Lorenzo Regazzo (Don Alfonso)
Regia: Lorenzo Regazzo
Scene: Michele Lisi
Costumi: Michele Lisi
Orchestra: Orchestra di Padova e del Veneto
Direttore: Giovanni Battista Rigon
Coro: I Polifonici Vicentini
Maestro Coro: Pierluigi Comparin
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