Mito per Sakineh
Il Festival apre a Milano e a Torino
Recensione
classica
L’orchestra è tedesca, il direttore è italiano, il teatro è italiano, ma il pensiero va all’Iran. Mito 2010 è iniziato venerdì sera alla Scala, ma non con la musica, con le parole di Massimilano Finazzer Flory (assessore alla cultura del Comune di Milano) a favore di Sakineh e contro la sua condanna a morte. Gli organizzatori hanno assicurato che per tutta la durata del festival, fino al 24 settembre, si ripeteranno gli appelli a favore di Sakineh perché “la musica è inno alla gioia, la musica è contro la morte”. Poi, in una Scala gremitissima le note di Schumann con l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia guidata da Riccardo Chailly: e senti che quel suono della “Prima” di Schumann fa parte del loro dna, che il peso della tradizione si tramanda nei secoli (l’orchestra è stata fondata nel 1743) e che gli eredi di quei leggii sanno come suonavano il repertorio romantico i loro predecessori con quel colore orchestrale che Chailly (che li guida da 5 anni) chiama “oro antico”. Alla Scala c’erano anche 50 torinesi che hanno usufruito dell’intelligente servizio navetta che fa di Mito un festival lungo 120 chilometri: nessun problema di parcheggio o di orario. Si parte da Torino alle 17,30 e alla fine del concerto si riparte: comodissimo e utilissimo. E stasera alle 21 “apre” Torino con Ravel e Dukas affidati a Lorin Maazel con l’Orchestre de Paris.
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