Marie tra prosa e lirica
A Madrid la prima assoluta di German Alonso
Sono note le difficoltà che si presentano ai teatri d’opera per far ‘digerire’ al suo pubblico anche piccole dosi di nuove proposte, di approcci sperimentali o trasversali. Per ovviare a ciò il teatro Real di Madrid sta optando verso una programmazione decentrata in collaborazione con ambienti e spazi teatrali alternativi: così il debutto di un lavoro tutto nuovo, Marie, del compositore German Alonso (classe ’84) e della scrittrice Lola Blasco (classe ’83), sulle scene del teatro La Abadía. Ispirato al personaggio femminile, del Wozzeck di Berg (o del Woyzeck di Büchner) : un lavoro che vuole come rivedere sotto la lente d’ingrandimento, decostruendola, la storia tragica di una vittima della violenza di genere.
L’intenzione di delineare un cambio di prospettiva, quella della vittima piuttosto che quella dell’assassino, si presenta come tutta legata ad un proposito, dichiaratamente femminista, di forte denuncia delle violenze sulle donne, che fanno parte delle tristi cronache dei nostri giorni.
Un’intenzione che nel testo si sostanzia e prende forma da una costellazione estremamente densa di riferimenti letterari, oltre che quello del personaggio di Büchner, dalla Bibbia, dal Faust, dall’Otello nonché da Lulù; con un linguaggio che mescola, toni e livelli espressivi: da quelli dei riferimenti più colti a quelli più bassi e postribolari.
Congeniale lo spazio teatrale della volta dell’antica abbazia, con una grande croce illuminata su una scena scura: la struttura drammaturgica si sviluppa, in 14 stazioni, come una vera e propria via crucis di Marie, con evidenti i richiami ad immagini caravaggesche.
La vicenda della protagonista, ambientata nell’ambiente della prostituzione, si snoda così anche attraverso un’aperta indagine sulla sua sessualità. Il tragico epilogo della morte violenta, che rappresenta il punto di maggior tensione del lavoro viene reiterato ben tre volte, come macabro rituale: una ripetizione che assume e carica su di sé tutto il senso di forte denuncia della brutalità della violenza.
Opera teatrale recitata, con musica e parti cantate, un gruppo strumentale (con flauto, sax baritono, clarinetto basso, fisarmonica e chitarra elettrica) e la presenza prevalente dell’elettronica. L’elettronica di Alonso si presenta come ricca di spettri sonori, con elementi ossessivi di forte impatto, di un bruitismo lacerante, mentre i disegni strumentali che si alternano hanno una funzione quasi didascalica a sottolineare alcuni momenti con efficaci combinazioni timbriche.
Sicuramente interessanti le parti vocali: Wozzeck, personaggio instabile, nello stesso tempo vittima della società e carnefice, è stato interpretato dal controtenore Xavier Sabata, che sapeva alternare con perizia una vocalità che passava dai toni gutturali, baritonali ai più acuti; così la Marie di Nicola Beller Carbone, efficacissima sulla scena, con un canto che si snodava come dolente melopea, delineando di volta in volta le varie sfaccettature del personaggio.
L’azione si sviluppa, nella successione di quadri ed episodi, con notevole ritmo, con l’attrice Julia de Castro ad imporsi sul piano di una prorompente fisicità.
Alla fine tuttavia si resta con la sensazione di un lavoro che musicalmente avrebbe potuto sfociare verso esiti più esplosivi, sia vocalmente che sul piano strumentale. E’ l'impianto drammaturgico ad imporsi con tutta la sua densità di riferimenti iconici, tra le cui righe pare intravedersi l’ambizione di costruire un teatro epico di tipo brechtiano; e in tal senso l’operazione si dimostra sicuramente efficace per i contenuti che vuole trasmettere, anche se a nostro parere non emoziona. Il tutto è costruito con grande perizia, la proposta di un genere ‘ibrido’, fatto di parola recitata e cantata, è coraggiosa ed interessante ed è stata apprezzata con un lungo applauso, dopo quasi due ore di spettacolo, da un pubblico, un po’ infreddolito, che ha affrontato il gelo di una Madrid polare, insolitamente coperta di neve e ghiaccio.
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