Maratona Lonquich

Alexander Lonquich e l'Orchestra da Camera di Mantova hanno iniziato per l'Accademia Filarmonica Romana il ciclo degli ultimi quattordici concerti per pianoforte di Mozart, che tra il 2005 e il 2007 replicheranno in altre istituzioni concertistiche italiane.

Recensione
classica
Accademia Filarmonica Romana Roma
11 Maggio 2004
Eseguire in otto giorni gli ultimi quattordici concerti per pianoforte e orchestra di Mozart è un tour de force per il pianista-direttore e per l'orchestra, ma non c'è traccia di fretta, di approssimazione e di fatica, nella loro esecuzione, che degusta con naturale piacere ogni dettaglio. D'altronde Alexander Lonquich e l'Orchestra da Camera di Mantova prima di giungere a questo ciclo romano di concerti hanno assimilato totalmente questi concerti con un lavoro d'approfondimento e di ricerca durato anni. Non è un'esecuzione "filologica", nel senso che non usa strumenti originali, ma sa essere fedele alla lettera (per esempio, si ascoltano le cadenze originali, quando esistono) e allo stesso tempo allo spirito di Mozart (il solista si permette quel pizzico di libertà e d'inventiva che Mozart metteva nelle sue esecuzioni e che senza dubbio si aspettava anche dagli altri). Le dimensioni ridotte dell'orchestra e l'assenza d'un direttore che sbacchetti dal podio danno un'impronta cameristica all'esecuzione, permettendo un dialogo sciolto e spontaneo degli strumentisti dell'orchestra tra loro e con il pianista, che a sua volta si comporta come un primus inter pares e che forse potrebbe anche concedersi un pizzico di protagonismo in più. È un Mozart molto sereno e gioioso: in effetti questi primi tre concerti della serie (K. 449, 450 e 451) hanno toni da opera buffa italiana, anzi napoletana, che mai avevamo sentito emergere con tanto humour, soprattutto nelle introduzioni degli Allegro iniziali (poi lo sviluppo tematico e il percorso armonico rendono il discorso più impegnato) e nei Rondò finali. Non è certo un Mozart messo nella candeggina dello stile classico codificato e serioso, qui ci sono mille colori, ottenuti non solo con i timbri e le dinamiche ma anche e soprattutto col fraseggio, col ritmo, col botta e risposta tra gli strumenti. Come bis il Rondò K. 382, a conferma di una predilezione di Lonquich per questi movimenti.

Interpreti: Programma: W.A. Mozart, Concerto per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore K. 449; Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore K. 550; Concerto per pianoforte e orchestra in re maggiore K. 551

Orchestra: Orchestra da Camera di Mantova

Direttore: Pianista e direttore Alexander Lonquich

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