Mahler per due orchestre
Sotto la vivida direzione di Markus Stenz l’Orchestra della Toscana e l’Orchestra Giovanile Italiana uniscono i ranghi per inaugurare al Teatro Verdi di Firenze il 4 novermbre la 43° stagione del complesso regionale toscano
Non per la prima volta, ma dopo alcuni anni di pausa in questa importante collaborazione, l’Orchestra Regionale Toscana e l’Orchestra Giovanile Italiana, che ha sede presso la Scuola di Musica di Fiesole, hanno congiunto le proprie forze, quelle di due orchestre di taglia medio-piccola, per affrontare insieme un repertorio che richieda una massa orchestrale più grande, e per dare un’occasione formativa in più agli orchestrali di domani, i giovani dell’Ogi.
Stavolta, per l’inaugurazione della stagione numero 43 dell’Orchestra della Toscana al Teatro Verdi di Firenze, la scelta è caduta su Mahler, con un programma all’insegna delle corde mahleriane più affettuose e delicate, con i Kindertotenlieder su liriche di Friedrich Ruckert e la Quarta Sinfonia, che si conclude con l’intonazione di uno dei testi più celebri della raccolta, amatissima da Mahler, Des Knaben Wunderhorn, “Il corno magico del fanciullo”: Das Himmlische Leben, “La vita celestiale”. Un programma in cui il tema comune era quello della morte dell’infanzia, trattato tragicamente nel ciclo da Ruckert, ma con tratto fiabesco nella Quarta, dove, oltre l’esito tragico, la morte per fame di un bambino (tema del Lied “gemello” in Des Knaben Wunderhorn, “La vita sulla terra”), si intravede in palinsesto la trama felice di un viaggio verso il cielo annunciato dal tintinnio di campanelli di una slitta, e concluso in un Paradiso carnevalesco fatto di abbondanza e sazietà, passando attraverso i sogni e i ricordi, agresti, festosi, marziali, di una piccola vita. La sinfonia più delicata e meno massiccia di Mahler, a cui Markus Stenz, come nei Kindertoten Lieder della prima parte, ha dato sfumature di una delicatezza quasi impressionistica, favorita in particolare da una favolosa calibratura del gioco archi-fiati e nella suggestione onirica con cui da questo tessuto delicato emergevano marce, danze, richiami agresti, davvero deliziosa, a conferma dell’eccellente bacchetta che è Stenz, anche se a gusto di chi scrive un po’ troppo indugiante in fraseggi talvolta manierati. Con Stenz c’era la garbatissima ma non certo potente voce solista del mezzosoprano Sophie Harmsen, più adatta al finale della Quarta che alla tragicità dei Kindertotenlieder, peraltro anche lei coinvolta negli applausi che sono stati tanti e calorosi.
Teatro Verdi pieno: d’accordo, era un’inaugurazione di stagione, ma è comunque un dato molto soddisfacente oggi per una sala di quasi duemila posti, un risultato ancora possibile per un’istituzione che ha saputo curare egregiamente i rapporti con il suo pubblico più fedele a Firenze e in regione e trovare slancio e reputazione in sempre nuovi progetti sul territorio.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Al Teatro Filarmonico debutta l’opera verdiana in un allestimento del Teatro Regio di Parma