L'oratorio diventa opera
Al Ravenna Festival, Muti affronta "La Betulia liberata" di Mozart in forma scenica
Recensione
classica
Affrontato negli anni tutto il Mozart operistico maturo, Riccardo Muti si sperimenta con la giovanile "Betulia liberata", partitura d’un formidabile quindicenne pieno di talento che solo a tratti fa però presagire il genio futuro. Nei momenti più felici (il coro finale, l'ultima aria) Muti ci fa sentire il piglio del suo Mozart inconfondibile, mentre sembra fare un passo indietro sul piano dell'espressività e varietà dei colori in tutte quelle pagine in cui l'adolescente Mozart si confonde coi tanti suoi contemporanei che negli anni avevano intonato i medesimi versi. Versi che nella fattispecie sono quelli preclari del Metastasio, in una delle sue più eleganti (e più concettose) produzioni poetiche, destinati non già al teatro, bensì alla dimensione concertistica tipica dell'oratorio. Marco Gandini vince l’azzardo di una riproposta scenica (all'interno delle strutture astrattamente geometriche di Italo Grassi), compiendo il miracolo d’inventare una drammaturgia efficace per un testo sostanzialmente statico; e questo senza scomodare la shoà, gli haredim o i talebani, benché lo spettacolo sia nato in seno al sempre più sperimentale Festival di Salisburgo: cosa di più provocatorio nell'attuale panorama registico? Dignitosi i cantanti (anch'essi recuperati dalla coproduzione austriaca), ma senza punte memorabili, e quasi tutti messi in difficoltà dalla discesa al grave delle rispettive parti. Fra i due protagonisti, al tenore Michael Spyres difettava l'esuberanza del canto vocalizzato, snocciolato al limite delle proprie possibilità; al mezzosoprano Alisa Kolosova, buona vocalista ma alle prese con una parte decisamente contraltile, mancava invece la statura tragica della Giuditta biblica, lacuna particolarmente evidente nei lunghi recitativi più cantati che interpretati.
Note: Nuovo allestimento in coproduzione con il Salzburger Festspiel
Interpreti: Michael Spyres (Ozìa), Alisa Kolosova (Giuditta), Marta Vandoni Iorio (Amital), Nahuel di Pierro (Achior), Barbara Bargnesi (Cabri), Arianna Vendittelli (Carmi)
Regia: Marco Gandini
Scene: Italo Grassi
Costumi: Gabriella Pescucci
Orchestra: Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Direttore: Riccardo Muti
Coro: Philharmonia Chor Wien
Maestro Coro: Walter Zeh
Luci: Marco Filibeck
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A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln