L’ombra sublime di Aida
"Aida” in leggera trasparenza d'ombre
Recensione
classica
Negli stessi giorni in cui si programmavano in città i cortometraggi del festival Sottodiciotto, nella accogliente Casa del Teatro Ragazzi e Giovani abbiamo visto la “Aida” della compagnia Controluce Teatro d’Ombre. Nei due casi, abbiamo pensato che il cinema di animazione e il teatro di figura vengono per convenzione e organizzazione ospitati in rassegne “per ragazzi e per bambini”, ma in realtà spesso sono raffinatezze e linguaggi e varianti di tradizioni che con i bambini non c’entrano. La “Aida” ideata e diretta da Cora De Maria, Alberto Jona e Jenaro Meléndrez Chas filtra vari linguaggi: la danza di due corpi seminudi, le ombre balinesi, le luci ambigue imprecise fantastiche della preistoria della proiezione tecnologica, e su una colonna sonora discografica che condensa l’opera di Verdi in 80 minuti scioglie una fluida serie di suggestivi eventi visivi. Il dramma che non si vede teatralmente si sente nelle voci totalmente possedute dalle emozioni dei cantanti, ma in scena c’è una distillata pace di profili, di contemplazioni, di visioni. Per chi sa l’Aida, un modo di meditare sui suoi sfumati profili delicati. Per chi nulla sa dell’opera, come i bambini, scorre l’enigma del sublime, la sensazione che esiste qualcosa di strano e bello da provare un giorno, quando potranno comprendere l’ombra delle loro anime, «ombra come doppio, ombra come desiderio, ombra come ricordo», dice Controluce.
Interpreti: Cora De Maria, Alberto Jona, Jenaro Meléndrez Chas, Paola Bianchi, Raphael Bianco, Enrica Brizzi, Rosa Mogliasso
Regia: Cora De Maria, Alberto Jona, Jenaro Meléndrez Chas
Scene: Elisabetta Ajani
Coreografo: Paola Bianchi, Raphael Bianco, Enrica Brizzi
Luci: Bruno Pochettino
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