In lode della polifonia

Grande successo per l'edizione "anseatica" del festival di musica antica di Anversa

Recensione
classica
Laus Polyphoniae Anversa
02 Settembre 2008
Ricordando il fiorente passato di città mercantile Laus Polyphoniae di Anversa ha messo in risalto il mosaico di culture musicali dei principali centri della Lega Anseatica. Ventuno concerti per tratteggiare, in senso geografico e temporale, l’alleanza commerciale delle città portuali del Mar Baltico e del Mare del Nord - in particolare Amburgo, Copenaghen, Danzica, Köningsberg, Lubecca, Stettino, e di quelle continentali ad esse interconnesse. Entusiastica partecipazione del pubblico e sale sempre affollate per ogni concerto. Tra i più interessanti: quello dell’ensemble tedesco Amarcord; quello dedicato alle composizioni sacre di Dulichius (1562-1631) – il Lasso della Pomerania – del Weser-Renaissance di Brema; quello dell’ensemble polacco Ars Cantus, consacrato al codice Krasinski, sopravvissuto alla furia nazista, nel quale risaltano le musiche di Nicolaus de Radom (XV sec.) influenzato da Zachara da Teramo e da Ciconia; il secondo del gruppo ospite d’onore, Concerto Palatino, riservato alla musica “municipale” di Amburgo e dei suoi più importanti maestri, il violinista Schop (?-1667) e l’inglese Brade (1560-1630), la cui esecuzione magistrale è stata salutata da una vera e propria ovazione; il brillante e ironico concerto di Capilla Flamenca che partendo da un manoscritto polacco del XVI sec. ha esplorato il gioco di riverberazioni anseatiche di celebri chansons franco-fiamminghe anche attraverso le loro declinazioni strumentali. Il festival si è concluso con lo Huelgas Ensemble e con una seducente interpretazione di parte delle Musae Sioniae di Praetorius – monumento sonoro protestante e compendio degli stili compositivi del tempo – che ha esaltato gli echi veneziani di una cultura musicale cosmopolita nella quale si anticipa e si riassume l’idea dell’Europa.

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