Le Nozze frettolose di Figaro
Un allestimento frettoloso, approssimativo e superficiale del capolavoro mozartiano, che porta un materiale (cantanti, direttore, orchestra) complessivamente decoroso fino al limite della decenza.
Recensione
classica
Madelyn Renée Monti ha il portamento nobile e l'aria lievemente malinconica perfetti per la Contessa, ma anche gli altri corrispondebbero in modo pressoché ideale all'immagine dei personaggi che incarnano, senonché alcuni rovinano tutto con una recitazione fatta di una miriade di mossucce, saltelli e smorfiette (Rossana Potenza-Susanna) o non recitando affatto (José Fardilha-Figaro). Se invece si prende in considerazione l'interpretazione vocale, tutti sono piuttosto bravini, ma non abbastanza per un'opera che esige la perfezione: la Monti ha stile ma la voce è un po' fissa per la fascinosa Contessa, la Potenza è manierata e petulante e fa di Susanna la solita servetta da opera buffa napoletana, Tiziana Carraro (Cherubino) ormai è passata a Verdi e non sembra più perfettamente a suo agio in Mozart, Marco Grimaldi (il Conte) si difende onorevolmente ma non può far molto con il suo materiale vocale piuttosto modesto, cosicché tra i protagonisti il solo José Fardilha ha tutte le carte in regola. Complessivamente ben assortiti gli interpreti dei personaggi minori. Ma il vero problema di queste Nozze di Figaro non è nei difettucci tutto sommato veniali di questo o quell'interprete. Basterà dire che questa è la prima delle tre opere di Mozart e Da Ponte che il Festival Euro Mediterraneo porterà al Teatro Argentina nel giro di dodici giorni, per far capire che tutto è fatto all'insegna della fretta, dell'approssimazione e della superficialità. In buca sta un'orchestra dal nome di fantasia, formata da giovani e giovanissimi, che sono un po' inesperti ma sono anche gli unici a tollerare i turni di prove massacranti necessari a portare a termine questo tour de force. Sebbene il direttore sia un collaudato professionista come Boris Brott, il risultato è che l'orchestra si limita a fornire una specie di tappeto sonoro alle voci, senza mai assumere il ruolo coprotagonistico che le spetta. Dov'è finita la magnifica scrittura di Mozart per gli strumenti a fiato, che sono letteralmente inudibili? Altrettanto dolorosa è la mancanza d'un approfondito lavoro di concertazione: ognuno segue la propria strada e i rapporti tra i cantanti e tra i cantanti e l'orchestra sono molto approssimativi, particolarmente nei concertati. Deus ex machina di tutta l'operazione è Enrico Castiglione, che si è riservato la responsabilità della regia (anche televisiva) e delle scene. Per cominciare ha dato a queste tre opere il titolo "La trilogia dell'amore": dettaglio estremamente significativo, perché la messa in scena corrisponde effettivamente a questo titolo da soap opera. L'illusione è perfetta quando si apre il sipario sulla stanza della Contessa, ingombra di mobili dorati in stile pseudorococò presi in un mobilificio di terza categoria: sembra proprio di stare in casa di qualche neoricco di Dallas o di Rio de Janeiro. Altrove le cose vanno un po' meglio, ma quando si esce dal teatro, stremati, poco prima delle due di notte, si ha il dubbio che tutto quel che si pensava delle Nozze di Figaro era solo un'illusione e che in realtà questa non è nient'altro che una situation-comedy.
Interpreti: Monti, Potenza, Carraro, Grimaldi, Fardilha, Zapparoli, Agostinelli, Picconi, Mirabelli, Faieta, Dilengite
Regia: Enrico Castiglione
Scene: Enrico Castiglione
Costumi: non ind.
Orchestra: Orchestra Filarmonica di Roma
Direttore: Boris Brott
Coro: Coro Lirico Sinfonico Romano
Maestro Coro: Stefano Cucci
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