La Vergine di Monteverdi e i ricordi di Bieito

Al Nationaltheater di Mannheim il regista Calixto Bieito firma una versione scenica del Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi 

Vespro della Beata Vergine
Vespro della Beata Vergine
Recensione
classica
Mannheim, Nationaltheater (Opernhaus)
Vespro della Beata Vergine
15 Dicembre 2018 - 13 Giugno 2019

Come si può dare sostanza teatrale alla Vergine Maria evitando l’agiografia e trasformando in immagini la concettualizzazione della sua figura di uno dei capolavori della musica sacra? È una sfida con la quale si misura Calixto Bieito affrontando per la scena del Nationaltheater di Mannheim il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi. Accanto ai grandi classici della letteratura operistica, rivisitati molto spesso con taglio provocatorio, da qualche stagione il regista spagnolo affronta lavori non concepiti per la scena come il War Requiem di Britten a Oslo e la Messa da Requiem di Verdi a Amburgo. Rispetto a questi due lavori, tuttavia, la grande composizione di Monteverdi nella successione dei 5 salmi (Dixit DominusLaudate PueriLaetatus SumNisi Dominus e Lauda, Jerusalem dominum) alternati a inni, mottetti e invocazioni alla Vergine e conclusa dai 13 numeri del Magnificat è sostanzialmente una vetrina di abilità compositiva in una cornice liturgica trattata con una certa libertà. 

Al di là di questioni più direttamente collegate alla liturgia mariana, tuttavia, è praticamente del tutto assente una definizione del “personaggio” Maria che possa sostenere una qualunque idea di drammaturgia. Nella trasposizione scenica di Mannheim il motivo religioso è evidente soprattutto nello spazio scenico costruito da Anna-Sofia Kirsch: una chiesa con un’alta abside verso il fondo scena e una navata che si prolunga sulla platea e abbraccia i 15 strumentisti. Si tratta di una chiesa incompiuta o forse in rovina, come sembra indicare il fumo che non smette di salire dalle basse mura. Quello che accade fra quelle mura non è un rito sacro ma una sequenza piuttosto slegata, o quanto meno oscura nelle connessioni, di situazioni che coinvolgono coro e interpreti nella rappresentazione di un collettivo contemporaneo che si confronta con il senso del divino per sforzarsi di recuperarne il senso. C’è molto dell’esperienza di vita e dei ricordi personali delle feste di popolo del maggio mariano nella Spagna profonda genericamente evocati a Bieito dal soggetto religioso. C’è anche il lato oscuro (come potrebbe mancare in Bieito?) in quel personaggio in abito talare con una minacciosa ala nera come un angelo caduto che si circonda di innocenti bambine con il capo coperto da una bianca colomba, simbolo religioso svuotato di senso e ridotto a oggetto puramente decorativo. Abbondano ovviamente i simboli materni in quei ventri rigonfi esibiti, nel parto come fatto collettivo, nella coreografia di forcipi sulla Sonata sopra Sancta Maria e ovviamente in quella mammella esibita da una Maria poco più che bambina sugli ultimi versi del Magnificat, che sembra voler offrire il latte della salvazione all’umanità vacillante. 

Per l’esecuzione musicale, l’orchestra di casa al Nationaltheater di Mannheim ha lasciato la buca a un giovane complesso di Stoccarda, il Gusto Barocco, fondato e diretto con competenza in questa occasione da Jörg Halubeck. Si notano soprattutto l’omogeneità dell’ensemble strumentale e la grande cura del suono (in particolare, si fa notare la brillante prova dei fiati, cornetti flauti e soprattutto tromboni) in questa riuscita esecuzione, che fa ben sperare anche per gli annunciati Monteverdi che seguiranno nelle prossime stagioni. Riuscita anche la prova dell’ensemble vocale, in gran parte in forza all’ensemble del Nationaltheater, formato dai due soprani Amelia Scicolone e Nikola Hillebrand, dal contralto Anna Hybiner, dai tenori Kristofer LundinJoshua Whitener e Raphael Wittmer, e dai due notevoli bassi Dominic Barberi e Patrick Zielke. Si fa notare anche l’ottimo lavoro di preparazione sul mobilissimo Coro del Nationaltheater da parte di Dani Juris

Sala gremita alla prima, accoglienza calorosa. Si replica fino a giugno.  

 

 

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