La Toscanini tra Casella e Beethoven

Applausi per la filarmonica diretta da Onofri sul sagrato del Duomo di Parma

La Filarmonica Toscanini con Enrico Onofri
La Filarmonica Toscanini con Enrico Onofri
Recensione
classica
Parma, Piazza Duomo
Festival Toscanini – Enrico Onofri
17 Giugno 2021

Nell’ambito del cartellone dell’edizione “zero” del festival Toscanini – manifestazione che l’omonima fondazione di Parma ha lanciato quest’anno quale segno di buon auspicio per futuri e più articolati sviluppi – abbiamo seguito l’altra sera il concerto che vedeva il direttore principale della Filarmonica Toscanini Enrico Onofri guidare questa compagine tra le pagine della Suite da La giara op. 41 bis di Alfredo Casella e della Sinfonia n. 3 op. 55 Eroica di Ludwig van Beethoven.

Un programma che se da un lato ha offerto un interessante confronto tra due partiture anche molto distanti tra loro per scrittura, concezione e collocazione storico-stilistica, dall’altro ha permesso di osservare i differenti caratteri interpretativi proposti dal direttore originario di Ravenna.

Avviata dalla suite di Casella, la serata ha quindi preso le mosse dal carattere variegato e dinamico racchiuso nelle diverse parti che compongono quest’opera, a partire dal “Preludio” nel cui fluire si sono potuti rintracciare da subito i segni impressi da Onofri alla sua lettura, nutrita di freschezza di fraseggio e varietà agogico-ritmica. Caratteri che hanno saputo assecondare l’articolazione variegata di una composizione che miscela con gusto misurato ma ben connotato rimandi a danze e melodie popolari, raccogliendo quelle atmosfere dal sapore “italiano” tratte dal soggetto ricavato dall’omonima novella di Luigi Pirandello, e presentate per la prima volta nel novembre 1924 al Théàtre des Champs Eiysées di Parigi con la direzione dello stesso Casella, la coreografia di Jean Börlin e le scene e i costumi di Giorgio De Chirico. Un mondo sonoro capace di rievocare i profili espressivi che innervano questa commedia coreografica, assecondando una immediatezza narrativa sostenuta qui anche dall’intervento della voce di tenore di Dave Monaco.

Lasciato il primo Novecento italiano, Onofri si è quindi rivolto a quel repertorio beethoveniano nei confronti del quale lo abbiamo già più volte visto misurarsi, confermando anche in questa occasione una spiccata sensibilità nel valorizzare gli scarti dinamici innestati dal compositore di Bonn nelle sue partiture sinfoniche. In particolare, l’Allegro con brio iniziale, staccato con fresca vivacità, e la successiva “Marcia Funebre”, attraversata da una misurata espressività appena screziata da un accennato lirismo, sono parsi i frangenti meglio riusciti di una lettura che, specie nel movimento conclusivo, ha fatto trasparire alcune scollature nella tessitura strumentale, elemento verosimilmente condizionato anche da un’esecuzione all’aperto la quale, nonostante l’accuratezza della ripresa sonora e la suggestione architettonica esercitata dalla facciata del Duomo parmigiano, non ha risparmiato le tipiche problematiche che accompagnano le proposte musicali di repertorio classico en plein air.

Elementi, questi, che comunque non hanno condizionato il successo di una serata che è stata salutata dal pubblico presente con lunghi e convinti applausi rivolti sia al direttore sia a tutta la compagine orchestrale.

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