La scommessa Nekrosius

Debutti tempestosi: fischi e applausi per la prima regia lirica di Nekrosius che esordisce nell'opera con una severa ma intensa messinscena del "Macbeth" al Comunale di Firenze. La lineare direzione di Julia Jones e un cast non tutto all'altezza delle ambizioni dello spettacolo.

Recensione
classica
Teatro Comunale di Firenze Firenze
Giuseppe Verdi
24 Novembre 2002
E' stato il "Macbeth" di Eimuntas Nekrosius fino in fondo: al Comunale di Firenze il debutto nella regia lirica del carismatico regista lituano, noto in Italia soprattutto per le sue messinscene di Cechov e Shakespeare, ha diviso infatti il pubblico senza che alla fine si riuscisse a capire le reali proporzioni di fischi e applausi, anche perche' il sipario e' sceso senza tornare piu' su. Ma diremmo che e' valso il rischio di portare anche nella lirica un teatro come quello di Nekrosius, scabro e vivido, piu' primitivo che minimalista, misteriosamente pullulante di simboli oscuri o elementari, non sempre chiaro, anzi, pero' "concettuale" mai, pretestuoso tanto meno. Nella scena rigorosa ideata dal giovane Marius Nekrosius, due rilievi geometrici solcati profondamente da una strada e solo una grande mazza o pendolo del destino che incombe dall'alto, le apparizioni non hanno aloni luminosi che separino spettacolosamente il soprannaturale dal mondo dei vivi, Norne e sciamani tengono luogo di streghe, misteriose presenze zoomorfe animano il mondo, come nella straordinaria invenzione della fuga nella foresta del figlioletto di Banco, letteralmente sottratto al padre ma anche ai sicari da uno stuolo di uomini-ragni-alberi, il coro di "Patria oppressa" è introdotto dalla lancinante immagine di uno stuolo di camicie bianche crocifisse su una foresta di pali, la follia della Lady e' risolta in una visione enigmatica quanto pura e cristallina tra il volo aereo dei cuscini lanciati dai cortigiani intorno alla delirante regina; di sbagliato, ci sembra, c'e' solo, o meglio non c'e', la scena della battaglia. Dal canto suo Julia Jones impartisce dal podio un "Macbeth" di linea asciutta ed elegante, che incarna complessivamente con intelligenza la formula giovanile verdiana di una concisa e veemente, ma sempre limpida e razionale, reintepretazione drammatica del modulo dell'opera italiana romantica, un'operazione di ripulitura che qualche volta consegue ottimi risultati, soprattutto negli episodi strumentali a partire dal bel preludio e in alcuni concertati, dal duetto con coro Macbeth - Banco del primo quadro al Finale del primo atto; altrove la direzione soffre un poco di carenza di intimo calore, oppure e' la regolazione ritmica del palcoscenico, in particolare del coro, a far penare, come spesso succede con questo Verdi che sembra facile ma non lo è. Piu' discutibili le linee impresse dal podio alla vocalita', spesso piegata nei due ruoli principali ad una sorta di sussurro espressionista; e qui entra in gioco un cast non tutto all'altezza delle ambizioni di questo "Macbeth" fiorentino, soprattutto Anna Shafajinskaia che era una Lady un poco fragile e stridula nell'imperiosita' degli accenti come nella performance belcantistica anche se ha risolto da artista la scena della pazzia, mentre Carlo Guelfi, nel ruolo del titolo, pur evidenziando un certo impoverimento di mezzi, riusciva bene come di consueto la' dove si chiedeva nobilta' d'espressione, soprattutto nel grande e dolente monologo "Pieta', rispetto, amore"; non piu' che corretto il Macduff di Walter Fraccaro e piu' applaudito di tutti, giustamente, il penetrante e autorevole Banco di Roberto Scandiuzzi. Applausi parchi, comunque (anzi qualche fischio oltre a quelli prevedibili a Nekrosius), piuttosto la sensazione di un evento teatrale da rielaborare, e repliche fino al 5 dicembre, con questo e altro cast.

Interpreti: Macbeth: Carlo Guelfi / Andrzej Dobber (30/11, 03/12); Banco: Roberto Scandiuzzi / Askar Abdrazakov (01, 03, 05/12); Lady Macbeth: Anna Shafajinskaia / Jeanne-Michèle Charbonnet (26, 30/11, 03/12); Una dama: Marcella Polidori; Macduff: Walter Fraccaro / Miro Dvorsky (26, 30/11, 01/12); Malcom: Valter Borin / Enrico Facini (30/11, 05/12); Un medico: Enrico Turco; Un domestico: Andrea Snarski; Un sicario: Franco Federici; Prima apparizione: Alessandro Calamai; Seconda apparizione: Stefania Donzelli; Terza apparizione: Aurora Landucci

Regia: Eimuntas Nekrosius

Scene: Marius Nekrosius

Costumi: Nadezda Gul'tjaeva

Orchestra: Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Direttore: Julia Jones / Nir Kabaretti (05/12)

Coro: Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro Coro: José Luis Basso

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