La via francese per Verdi
Parma: per il Festival Verdi Roberto Abbado ha diretto un concerto con musiche di Rossini, Meyerbeer, Donizetti e Verdi
Protagonista di uno degli appuntamenti conclusivi del Festival Verdi edizione 2018, il concerto diretto da Roberto Abbado ha tracciato un percorso di ascolto originale, intessuto sulla base di una sorta di filo rosso che disegnava un’ideale via francese alla musica di Verdi.
Confermando quell’accurato equilibrio di lettura già manifestato in occasione della messa in scena de Le trouvère, il direttore ha guidato la Filarmonica Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio di Parma in un programma che prendeva le mosse dal Rossini del Guillaume Tell, del quale sono state proposte pagine come l’Ouverture e alcuni momenti dal primo atto dell’opera, restituendo un tratteggio interpretativo la cui accurata eleganza ha fatto trasparire un’intesa con la compagine orchestrale ribadita poi nei momenti successivi. Un lavoro di cesello timbrico che abbiamo ritrovato anche nell’“Entrée des moines et bénédiction des poignards”, brano tratto dal quarto atto de Les Huguenots, opera di sette anni successiva all’ultimo lavoro teatrale di Rossini, dove è stata rievocata l’ampia visione drammatica di Meyerbeer.
Dopo l’inno della morte “O truce apparato” tratto dal terzo atto di Maria Stuarda è il Donizetti di Dom Sébastiena offrire una delle letture più interessanti della serata, nella quale la marcia funebre dal terzo atto di questo grand opéra andato in scena per la prima volta all'Opéra di Parigi nel 1843 ha preso forma grazie a un intenso dialogo tra orchestra e compagine corale, elemento che ha accomunato anche le pagine verdiane che hanno completato il programma. Un approdo che ha disvelato in maniera plastica la coerenza di un percorso di ascolto confluito in alcune pagine del Don Carlos, per poi concludersi nella lettura efficace e coinvolgente del “Liber scriptus” (versione 1873) dalla Messa da Requieme nel “Libera me, Domine” dalla Messa per Rossini, pagina dalla toccane tensione espressiva che ha visto impegnata anche la voce di soprano di Myrtò Papatanasiu. Una conclusione del percorso di ascolto che ha rappresentato una distillata rievocazione dell’omaggio che il Cigno di Busseto ha offerto al maestro di Pesaro, chiudendo idealmente il cerchio di un programma che ha confermato la capacità di Roberto Abbado di far decantare dalle forme ampie quelle sottigliezze espressive che ne connotano la personale cifra interpretativa, la cui efficacia è stata ribadita anche dai copiosi applausi finali rivolti a tutti gli artisti impegnati.
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