Gli allestimenti della “Favorite” di Donizetti, benché non troppo frequenti, nel secondo dopoguerra tornano con una certa regolarità sulla scena del Teatro La Fenice. L’edizione appena andata in scena nel teatro veneziano colma comunque una lacuna quasi trentennale, tanto è passato dal lussuoso allestimento con Shirley Verrett protagonista e Luciano Pavarotti nell’insolito ruolo di regista. La produzione 2016 è molto meno lussuosa e con meno star in locandina ma vanta non pochi motivi di interesse, fra tutti la versione francese nell’edizione critica della partitura donizettiana presentata per la prima volta a Venezia. Certo, per far risaltare le bellurie francesizzanti ci sarebbe voluto ben altro che il solido mestiere della bacchetta di Donato Renzetti, che non si allontana dalla maniera di certa tradizione melodrammatica italiana. Già dall’introduzione si nota un certo passo lento e una densità sonora – assicurata dall’ottima Orchestra della Fenice, capace anche di assoli strumentali di notevole eleganza – che si attenua sulla distanza ma che non sostiene abbastanza le voci, la componente nel complesso più convincente di questa produzione. Su tutti si impone lo slancio e la sicurezza del Fernand di John Osborn, oggi probabilmente il miglior tenore eroico nel repertorio belcantista della prima metà dell’Ottocento: nonostante la tessitura spinta del suo ruolo, Osborn esibisce uno strumento duttile e ricco di sfumature. Veronica Simeoni vanta un bel timbro brunito da mezzosoprano puro ma forza spesso nel registro acuto, sul quale il ruolo ibrido di Leonor non lesina. Il ruolo di Alphonse è risolto da Vito Priante con eleganza ma, forse più degli altri, soffre di un certo squilibrio con i volumi dell’orchestra. Infine bene il Balthazar di Simon Lim, l’Inès di Pauline Rouillard e il Don Gaspar di Ivan Ayon Rivas, cui si aggiunge l’incisiva prova del coro.
Nell’allestimento di Rosetta Cucchi si nota una certa discrepanza fra intenzioni dichiarate e realizzazione, che si discosta molto poco dal solito repertorio di gestualità desueta e fissità delle masse. L’ambientazione programmaticamente futuristica è assicurata dalle scene in plastica gonfiabile di Massimo Checchetto, funzionali più che belle, mentre i costumi di Claudia Pernigotti tentano troppo timidamente il connubio fra passato e futuro.
Sala gremita, molti applausi.
Note: Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice in coproduzione con Opéra Royal de Wallonie di Liegi. Date rappresentazioni: 6, 10, 15, 18 e 21 maggio 2016.
Interpreti: Veronica Simeoni (Leonor de Guzman), John Osborn (Fernand), Vito Priante (Alphonse XI), Simon Lim (Balthazar), Ivan Ayon Rivas (Don Gaspar), Pauline Rouillard (Inès)
Regia: Rosetta Cucchi
Scene: Massimo Checchetto
Costumi: Claudia Pernigotti
Coreografo: Luisa Baldinetti
Orchestra: Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore: Donato Renzetti
Coro: Coro del Teatro La Fenice
Maestro Coro: Claudio Marino Moretti
Luci: Fabio Barettin