Kentridge ficca il "Naso" al Met

Debutto del regista nel teatro newyorkese

Recensione
classica
The Metropolitan Opera House
23 Marzo 2010
"Il Naso" è l'ultimo prodotto di quella nuova gestione del Metropolitan cui il mondo dell'opera sta guardano con apprensione e interesse. Invece di prendere a prestito brillanti registi dal cinema e dal teatro, il Met ha tentato questa volta la via dell'arte visiva mettendo alla prova William Kentridge. Artista sudafricano di origini askenazite, Kentridge è entrato nel 1997 nella galleria di Marian Goodman raccogliendo tale consenso da meritare in questi giorni una grossa mostra personale al Museum of Modern Art di New York. La sua poetica a sfondo politico, una rabbia sociale covata negli anni dell'apartheid, aveva già trovato la via del teatro d'opera in un 'Flauto magico' allestito nel 2005 dal Théâtre de la Monnaie di Bruxelles e approdato alla Brooklyn Academy of Music nel 2007, dopo esser passato per Lille e il San Carlo di Napoli. Arrivato a Sostakovic dal racconto di Gogol, e interessato al tema dell'assurdo nella società grottescamente deformata dall'oppressione stalinista, Kentridge ha dedicato a questo soggetto due anni del suo lavoro creativo, ideando per la scena del Met un enorme collage d’ispirazione costruttivista con pagine di giornale entro cui si muovono, senza sosta, personaggi, ombre, disegni animati e filmati storici In buca Valery Gergiev, che aveva inciso l'opera di recente con i musicisti del Mariinsky, ha scelto invece di attenuare i toni e mettere ordine in una partitura ipercinetica, se pur ricca di fascino, scritta in anni di fervore giovanile dal ventiduenne Sostakovic. Successo complessivo, raccolto non da ultimo dal baritono brasiliano Paulo Szot (Tony Award 2008 per il musical South Pacific) nel ruolo su cui grava l’intera opera. La produzione andrà in scena ad Aix-en-Provence nel 2011.

Note: scene e regia William Kentridge

Interpreti: Andrei Popov, Gordon Gietz, Paulo Szot

Direttore: Valery Gergiev

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