IMS 2: Sounds good
Primo giorno di convegno
Recensione
classica
Primo giorno di convegno. L’Auditorium brulica di musicologi che si spostano
da una sala all’altra, galleggiando nell’irreale temperatura svedese mantenuta
dai condizionatori. Giro due o tre sessioni durante la mattinata e ovunque
trovo un’audience attenta, che ingaggia serrate (e sensate) discussioni alla
fine di ogni intervento. Ottimo segno, vuol dire che tutti i cervelli sono bene
accesi e si è venuti per lavorare davvero: niente muffa, niente aria fritta, un
bell’equilibrio tra studiosi giovani e studiosi già affermati, un clima di
scambio senza polemiche. Si respira un’aria – posso dirlo? – molto americana. E
infatti a pranzo (il RED è pieno di convegnisti che intrecciano discorsi sui
massimi sistemi tra una forchettata di insalata e l’altra) capito ad un tavolo
con due americani e un’italiana che vive a New York. Si finisce a parlare di
identità che è la parola più calda tra le tre che fanno da titolo al convegno e
se ci sia un’identità europea e quale sia e se gli italiani si sentano europei
o solo italiani o peggio romani, milanesi, napoletani o cos’altro e dove stia
andando la musicologia oggi, verso quali identità e quali differenze. Mentre la
conversazione procede spedita mi distraggo guardando le mie scarpe, disegnate
negli USA e prodotte in Cina e penso che in questo mondo globalizzato forse ho
molto più in comune con un musicologo indonesiano e un teologo arabo che con l’
italianissimo partecipante all’ultimo reality televisivo. E che forse oggi l’
identità va cercata più nei valori condivisi, nel modo di vivere, nel livello d’
istruzione, nel tipo di professione che nella nazionalità. Ma l’insalata è
finita e il convegno continua; giusto il tempo di un veloce caffè e torno ad
esplorare il ricco carnet del convegnista: concerti, visite guidate,
presentazioni di volumi che coinvolgono anche altri luoghi della città come il
Teatro dell’Opera, la Filarmonica Romana, il Conservatorio… Tanta roba a cui mi
dedicherò nei prossimi giorni. Oggi voglio concludere con un giro nello spazio
Risonanze dove ci sono alcune case editrici specializzate e dove trovo lo stand
di eclap, e-library for performing arts . Avremo modo di
parlarne ancora ma intanto fateci un giro anche voi…
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