Il vinile proustiano
De Agostini riporta in edicola titoli Deutsche Grammophon, Decca e Mercury remasterizzati
Recensione
classica
Se mio figlio (che fa il deejay e spende tutti i suoi pochi quattrini in dischi in vinile tornando ebbro di felicità a schiuderseli da cellophane e carta) non lo avesse tenuto in vita, il mio vecchio turntable Nikko sarebbe finito in un cassonetto (della raccolta differenziata, ovvio). Il lettore di musicassette si era rotto, e l’ho buttato (nella raccolta differenziata, ovvio). Il giradischi, grazie al culto del vinile degli ascoltatori di pop di qualità, che se ne sono andati dal cd molto prima di quelli di classica, e che si sono disgustati dei download prima che quelli di classica se ne potessero invaghire, è sopravvissuto, come device. Mi è rimasto lì da 25 anni almeno, il Nikko (che non è gran che, come giradischi). I cultori dell’hi-end avranno continuato ad ascoltare i loro vecchi lp godendo delizie analogiche. Io no, avevo tradito con i cd. Tutti i dischi di vinile di classica li avevo regalati a mio figlio (che non li ha svenduti alle bancarelle).
Così, quando lo scorso 2 febbraio De Agostini ha portato in edicola, tra soldatini di stagno, orologi “antichi”, padelle e cd di ogni tipo, la sua collezione “Classica in vinile 33 giri”, io mi sono sentito scaraventato in un altro tempo. Usciranno 50 pezzi selezionati da Pierre Bolduc, ogni due settimane, a 14,99 euro, remasterizzati in vinile 180 gr. Fondamentali del repertorio, etichette fondamentali come Deutsche Grammophon, Decca e la “mitica” Mercury.
In edicola c’è la “Quinta” di Beethoven con i Berliner diretti da Karajan: l’ho messa su a palla fregandomene dei vicini, e mi sono commosso: il gesto di sgusciare la padella dal cartoncino, e poi dalla carta, mi ha restituito una reminiscenza commovente e un po’ proustiana: la madeleine di vinile mi ha stordito, e rammemorato i gesti che compivo quando, adolescente, cominciavo la mia storia di ascoltatore. Dopo decenni di tecnologia, la classica è sempre bella, lì.
Così, quando lo scorso 2 febbraio De Agostini ha portato in edicola, tra soldatini di stagno, orologi “antichi”, padelle e cd di ogni tipo, la sua collezione “Classica in vinile 33 giri”, io mi sono sentito scaraventato in un altro tempo. Usciranno 50 pezzi selezionati da Pierre Bolduc, ogni due settimane, a 14,99 euro, remasterizzati in vinile 180 gr. Fondamentali del repertorio, etichette fondamentali come Deutsche Grammophon, Decca e la “mitica” Mercury.
In edicola c’è la “Quinta” di Beethoven con i Berliner diretti da Karajan: l’ho messa su a palla fregandomene dei vicini, e mi sono commosso: il gesto di sgusciare la padella dal cartoncino, e poi dalla carta, mi ha restituito una reminiscenza commovente e un po’ proustiana: la madeleine di vinile mi ha stordito, e rammemorato i gesti che compivo quando, adolescente, cominciavo la mia storia di ascoltatore. Dopo decenni di tecnologia, la classica è sempre bella, lì.
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