Il Rameau di Currentzis che fa danzare 

All’Alte Oper di Francoforte si chiude trionfalmente con un concerto interamente dedicato al compositore francese il ciclo dedicato al direttore greco e a MusicAeterna 

Teodor Currentzis e  Nadezhda Pavlova (Foto Tibor Pluto)
Teodor Currentzis e Nadezhda Pavlova (Foto Tibor Pluto)
Recensione
classica
Alte Oper (Francoforte sul Meno)
Jean Philippe Rameau, The Sound of Light 
15 Maggio 2018

Meticoloso e noioso. Un pedante della musica. Giudizi poco benevoli che forse Voltaire non avrebbe mai pronunciato, passando direttamente al lusinghiero appellativo di “Euclide-Orphée”, se Jean-Philippe Rameau gli fosse stato introdotto da Teodor Currentzis, così come al numeroso pubblico presente nella Sala Grande dell’Alte Oper di Francoforte. Era tutto consacrato alla musica del compositore dell’epoca dei lumi, infatti, il terzo e ultimo concerto del “Fokus-Festival” dedicato a Currentzis e al suo formidabile ensemble MusicAeterna nella stagione dell’istituzione concertistica della città tedesca. 

Un amore antico quello di Currentzis per Rameau, affidato anche a un cd che porta il titolo “The Sound of Light”, lo stesso del concerto francofortese, che presenta però una scelta diversa di pezzi strumentali e arie d’opera assemblati con un gusto marcatamente teatrale. La luce è il simbolo che torna spesso nelle parole del visionario direttore russo-greco quando parla della musica del compositore: “La sua musica colpisce i nostri cuori diretta come un raggio di sole che attraversa lo spazio nero infinito sino a quando non colpisce l’occhio umano, una foglia verde o un petalo di rosa” e ancora “Rameau è colui che guida il carro del sole di Apollo e, se accanto a lui c’è un posto vuoto, si può saltarci su e partire in viaggio.” Si comincia però nel buio quasi totale della grande sala, alla sola luce del leggio vuoto del direttore, con il trio La cupis dai Pièces de clavecin en concert n. 5. E poi in sequenza, mentre Currentzis entra nella sala ancora buia, l’ouverture da Zaïs, l’aria “Temple sacré, séjour tranquille” dall’Hyppolite et Aricie e l’aria degli spiriti infernali dal Zoroastre, il preludio de Les Boréades con la sala finalmente illuminata a giorno in un crescendo anche ritmico che invita alla danza. L’Ouverture del Zoroastre con i legni in primo piano e le trombe naturali in fondo (e una ghironda in proscenio) fa brillare i fiati e dà un rilievo eccezionale alla ricchezza della trama strumentale. Dopo l’aria “Amour, lance tes traits” dalla Platée, di nuovo al buio il trio del flauto accompagnato dai due violini dell’Air tendre en rondeau ancora dal Zoroastre e per concludere il trascinante finale di prima parte con la ritmata danza degli schiavi africani da Les Indes galantes, seguita dalla Contredanse en rondeau dalle Boréades durante la quale Currentis, come il pifferaio di Hamelin, accompagna la marcia dei suoi musici che abbandonano la scena suonando. 

Ancora più incalzante la seconda parte, aperta al suono della ghironda, che continua anche quando l’orchestra in piedi intona Musette et Tambourin en rondeau dalle Fêtes d’Hébé. Dopo l’ouverture di Naïs, segue il divertente pezzo in stile imitativo La poule con i due oboi e due fagotti a pigolare sul proscenio, davanti alla batteria di archi chioccianti. Ancora un rasserenante trio di flauto, violino e viola da gamba, La timide dai Pièces de clavecin en concert, e quindi i due Tambourin dal Dardanus, in tempo rapidissimo e percussioni amplificate dal battere dei piedi ritmico degli orchestrali, prima di essere trasportati nel rasserenante orizzonte dell’ingresso di Polymnie da Les Borèades, per il quale l’orchestra esibisce un suono di siderale bellezza. E di nuovo, in contrasto brutale, il fulmineo e rapidissimo temporale delle Indes galantes, prima della conclusione ufficiale con l’aria “Tristes apprêts, pâles flambeaux” dal Castor et Pollux

Si rimane quasi storditi dall’energia che riesce a esprimere MusicAeterna sotto la guida carismatica di Currentzis. Stupisce la capacità di trovare il suono giusto – per Rameau specialmente trasparente e scattante – ma anche il saper suonare insieme, soprattutto nelle condizioni tecniche estreme, alle quali vengono spinti dal direttore in complicità con il suo Konzertmeister, il giovane e bravissimo Afanasy Chupin. La soprano Nadezhda Pavlova non è del tutto parte di quel legame così solido e un po’ si nota. Si difende comunque con onore nella scelta di arie non semplicissime sul piano vocale, soprattutto in quella, celebre, della Folie dalla Platée proposta come bis (che Currentzis decide di far nascere da un autentico caos orchestrale che lentamente si ricompone nella musica di Rameau). Dopo la replica del tamburin, con Currentzis al tamburo e Pavlova sul podio, chiude impetuoso l’Orage della Platée, che travolge un pubblico entusiasta.

 

 

Jean-Philippe Rameau «Orage», MusicAeterna diretto da Teodor Currentzis (Perm Opera and Ballet Theatre, 2011) 

 

 

 

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Dopo duecentoventiquattro anni I quadri parlanti a Jesi 

classica

Puccini Dance Circus Opera: l’Orchestra della Toscana celebra il centenario della morte del compositore lucchese fondendo musica, teatro-danza e acrobazie circensi

classica

A Bologna si è conclusa con “La traviata” la trilogia verdiana prodotta dall’Orchestra Senzaspine: nitida direzione di Tommaso Ussardi e allestimento in stile “graphic novel” di Giovanni Dispenza.