«Un nuovo modo per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera e quantità mai vista prima» scriveva Jeremy Bentham del suo panottico, modello di controllo ottimale per il basso impiego di risorse. Divenuto nel corso del tempo il simbolo sinistro di un potere che pervade la società da dentro attraverso un controllo invisibile (Foucault), un panottico nella versione del cubano Presidio Modelo, penitenziario voluto dal dittatore Gerardo Machado negli anni Venti ma usato dal rivoluzionario Castro per reprimere il dissenso. Che c’entra questo con il “Tristan und Isolde”? Molto poco forse, ma le vie del teatro di regia “alla tedesca” seguono sempre percorsi tortuosi. Se percorrerli aiuta a non perdersi nel disegno drammaturgico che esalta la capricciosa (pre)potenza della strega Isolde su un Tristan in ritirata totale, meno chiaro è se aggiunga valore alla lettura (e valore) dell’opera. Che Wieler e Morabito, al secondo Wagner dopo il “Siegfried” della “Tetralogia” a più mani registiche prodotta a Stoccarda una quindicina di anni fa, si dichiarino convinti che il loro lavoro sia quanto di più vicino al senso del Gesamtkunstwerk originale non stupisce più di tanto, ma non fa che (auto)certificare l’ennesimo esercizio solipsistico di lettura a senso unico. Esercizio sanzionato dal sonoro dissenso di una parte significativa del pubblico. Meno controversa la lettura musicale, che contava sull’esperienza di un Cambreling più sensibile alla dimensione intima della partitura, resa in un’insolita sonorità cameristica. Apprezzabile anche la distribuzione vocale, con un buon Tristan (Caves) e un’Isolda (Iven) in evidente difficoltà negli acuti e per questo impietosamente sanzionata dal pubblico. Ottimi Katarina Karnéus e Shigeo Ishino e all’altezza gli altri. Come detto, esito contrastato.
Note: Nuova produzione. Date rappresentazioni: 20, 23 e 27 luglio. Ripresa nella stagione 2014/15.
Interpreti: Christiane Iven (Isolde), Katarina Karnéus (Brangäne), Erin Caves (Tristan), Shigeo Ishino (Kurwenal), Attila Jun (Re Marke), André Morsch (Melot), Torsten Hofmann (Un pastore), Motti Kastón (Un pilota), Daniel Kluge (Voce di un giovane marinaio)
Regia: Jossi Wieler e Sergio Morabito
Scene: Bert Neumann
Costumi: Nina von Mechow
Orchestra: Staatsorchester Stuttgart
Direttore: Sylvain Cambreling
Coro: Staatsopernchor Stuttgart
Maestro Coro: Johannes Knecht
Luci: Lothar Baumgarte