Il più incredibile pianista in circolazione
Craig Taborn a Venezia per il secondo appuntamento del San Servolo Jazz Meeting
Recensione
jazz
La risposta è Craig Taborn. A quale domanda? Alla più oziosa delle domande da bar jazz: chi è il più incredibile pianista in circolazione? Oziosa poi fino a un certo punto. Perché Craig Taborn è davvero il più incredibile pianista in circolazione. Un sentore fino a un paio d’anni fa (ricordate l’epifania di [i]Junk Magic[/i]?); una certezza da quando l’ECM si è appuntata sul petto il doppio merito di aver dato alle stampe l’esordio del trio con Thomas Morgan e Gerald Cleaver, [i]Chants[/i], e qualche mese prima il solo [i]Avenging Angel[/i]. Dischi da consumare (e infatti consumati). Istantanee di un pensiero musicale impossibile da circoscrivere, una visione in continuo e costante divenire. Taborn il cercatore ha sempre qualcos’altro da dire. Lo ha dimostrato, per l’ennesima volta, durante la sua ultima apparizione italiana: a Venezia, per il secondo appuntamento del San Servolo Jazz Meeting. Sul palco il pianista e il pianoforte. Un’ora abbondante in solo da levare il fiato: per la vastità, la ricchezza, l’implacabile lucidità dell’improvvisare. Ottantotto tasti e dieci dita. Dentro un universo: il senso dell’architettura tipicamente “elettronico” (pattern, reiterazioni, piccoli sfasamenti), la storia del piano jazz (da Fats Waller a Cecil Taylor, passando per la gershwiniana “But Not for Me”), i rimandi alla vecchia Europa e alle accademie novecentesche. Il tutto snocciolato con un rigore narrativo stupefacente. Non a caso, nella conversazione con Veniero Rizzardi pre-concerto, lo stesso Taborn ha parlato di “free composition”. Un ossimoro soltanto all’apparenza, perché gli esiti migliori del jazz dei giorni nostri passano appunto dall’incontro-scontro tra improvvisazione e composizione. E Craig Taborn, dei giorni nostri, è il più incredibile pianista in circolazione.
Interpreti: Craig Taborn (pianoforte).
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