Il Palazzetto Bru-Zane per le donne
A Venezia per l’8 marzo una conferenza e un concerto dedicato a Lili e Nadia Boulanger
Non dimentica le donne il Palazzetto Bru-Zane. Nella giornata internazionale delle donne non viene meno alla vocazione di scopritore di personalità musicali finite nel cono d’ombra della memoria e propone una serata consacrata al talento delle sorelle Boulanger (e già si anticipa un omaggio a Louise Farrenc per l’8 marzo del 2019).
La serata si apre con la musicologa Paola Gallo, autrice una ventina di anni fa del volume Lili Boulanger, l'innocenza del sogno simbolista, che delle due sorelle abbozza un ritratto sfogliando le pagine di un vecchio album di fotografie raccolte nel corso di un lungo percorso di ricerca su questi due talenti della musica francese. La prima, Nadia, quel talento lo manifesterà soprattutto nell’insegnamento, mentre la seconda, la petite Lili, lo avrebbe dispiegato pienamente nella composizione, se la morte non l’avesse precocemente fermata a venticinque anni. “Non parliamo di donne, parliamo di musica”: Nadia prova a rompere le molte barriere e i molti pregiudizi dell’Europa dei primi anni del ‘900 candidandosi al Prix de Rome nel 1908, fino ad allora esclusiva maschile. Lotta contro il pregiudizio antifemminile (e il giurato Camille Saint-Saëns ne è il portabandiera), contesta il tema d’esame, la stampa ne ammira il coraggio ma fallisce: arriva seconda ma apre la strada alla sorella minore, meno battagliera ma altrettanto convinta del proprio talento, che quel premio lo vincerà nel 1913. Fragile nel fisico ma tanto fiera da intimidire uno degli ospiti della casa di villeggiatura di Gargenville come D’Annunzio, che con lei e Raoul Pugno aveva immaginato di dare una veste musicale alla sua Città morta. Austera Nadia negli abiti Lavin di taglio assai poco femminile, più coquette la piccola Lili, che le immagini mostrano nel suo rapido sfiorire fino alla morte precocissima nel 1918, giusto cent’anni fa.
Chiuso l’album dei ricordi, la musica si appropria della scena sotto gli affreschi del bel salone nel palazzetto veneziano con una scelta di mélodies delle sorelle Boulanger proposte dal Duo Contraste. Il sodalizio artistico fra il tenore Cyrille Dubois e il pianista Tristan Raës nasce proprio nel segno delle due compositrici, dopo la vittoria al concorso Nadia e Lili Boulanger nel 2009 e promette presto una registrazione della produzione lirica delle due sorelle. Il programma proposto dal duo compone un’antologia piccola ma significativa di mélodies in gran parte di Nadia Boulanger, la cui produzione musicale è meno conosciuta di quanto non sia la sua attività pedagogica. Si respira il clima culturale della Francia di inizio secolo già nella scelta dei testi poetici dei lavori composti fra il 1905 e il 1910 – da Verlaine e Maeterlinck, all’amico di famiglia Albert Samain e Armand Silvestre – ma soprattutto nell’impronta musicale fortemente aderente al modello imposto da Gabriel Fauré e alle trasparenze armoniche di Claude Debussy, lavori pervasi di uno impeto drammatico più acceso nella produzione più tarda come quel Couteau del 1922 su un testo di Camille Mauclair. Più originali per invenzioni armoniche e per l’incisività drammatica i Quatre chants composti da una Lili Boulanger nemmeno ventenne nei quali si sente forte ancora l’influenza del maestro e mentore Fauré e l’attrazione per le atmosfere simboliste (di Maeterlinck sono i testi di Attente e Reflets, e della poeta sorda e cieca Galeron de Colonne quello per Dans l’immense tristesse). Chiude la piccola e preziosa rassegna il ciclo di otto mélodies di Les heures claires composto ancora da Nadia a quattro mani con l’amico Raoul Pugno nel 1909 sui canti poetici dell’amore domestico di Émile Verhaeren.
Perfettamente aderenti a quel clima culturale Cyrill Dubois, interprete maturo e sensibile, abile nel dosaggio degli ingredienti espressivi e nella costruzione del climax drammatico, e il pianista Tristan Raës, capace di far riverberare sulla tastiera i fremiti del declamato poetico attraverso le evanescenti trasparenze armoniche. Obbligato il bis di Gabriel Fauré, il cui dolente congedo di Je me suis embarqué dal crepuscolare ciclo de L’horizon chimérique è un perfetto saluto al pubblico numeroso che risponde con calore.
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