Il Carnevale di Colonia

"Benvenuto Cellini" di Berlioz apre la stagione dell'Oper Köln

Recensione
classica
Opera di Colonia Colonia
Hector Berlioz
15 Novembre 2015
Dopo Amburgo, anche Colonia apre la propria stagione nel segno di Berlioz. E anche nella città renana l’occasione è l’insediamento del nuovo direttore musicale, il parigino François-Xavier Roth, un mandato che si apre con l’ombra dei tragici fatti della capitale francese. Inevitabile che il neodirettore si presentasse in proscenio con la sovraintendente del teatro per dedicare la rappresentazione alle vittime e, pronunciate le parole “fraternité” e “liberté”, desse inizio alla serata con l’esecuzione della “Marseillaise” nella versione Berlioz (bien sûr!). Cronaca a parte, su questa inaugurazione pesava anche l’esilio forzato e inatteso nei poco accoglienti spazi fieristici della Staatenhaus a causa dell’imprevisto protrarsi dei lavori nella sede di Offenbachplatz, di cui ancora non si vede la fine. Berlioz, dunque. A Colonia si è preferito quello giovanile e sfrontato del “Benvenuto Cellini”, di cui veniva proposta la primissima (e sfortunata) versione parigina del 1838. Concepita come opéra comique e adattata per necessità al gusto grandoperistico dell’Opéra, questa prima versione soffre di una certa prolissità e denuncia la sua natura ibrida, come risultava plasticamente nell’esecuzione di Colonia (fra l’altro della considerevole durata di oltre tre ore e mezza di musica). È cosa nota che dai suoi interpreti Berlioz pretese l’“impossibile”. Quella sentita a Colonia era un “possibile” di ottimo livello, soprattutto per le formidabili prestazioni dell’Orchestra Gürzenich e del coro dell’Opera preparato da Andrew Ollivant. Lo stesso non poteva dirsi della distribuzione vocale, decisamente sbilanciata con un deludentissimo Ferdinand von Bothmer come Cellini molto al di sotto di quanto un ruolo tenorile nel solco della tradizione francese dell’haute-contre non esiga. Appena meglio la controparte femminile Emily Hindrichs, la cui esilità vocale renderebbe tuttavia più adatta a ruoli di comprimaria. Nettamente più convincenti erano il brillante Fieramosca di Nikolay Borchev, forse l’unico a far quadrare le ottime qualità vocali con uno stile impeccabile, l’accattivante Ascanio della temperamentosa Katrin Wundsam e il Balducci di Vincent Le Texier, risolto con la rodata disinvoltura del caratterista navigato. Quanto alla direzione di Roth, brillava specialmente nei molti passaggi sinfonico-corali, laddove meno risolti sembravano quelli più intimisti (va però detto che la disposizione spaziale, con l’orchestra dietro la scena e lontanissima dal pubblico, non aiutava a trovare il giusto quilibrio nel suono). Lo spettacolone montato da Carlus Padrissa con gli abituali collaboratori della Fura dels Baus era l’equivalente visivo della musica: vitale e fantasioso nelle grandi scene spettacolari del Carnevale romano e della febbrile forgiatura del Perseo, costruite con l’usuale alfabeto "furero" fatto di abrobati e macchine monumentali, ma un po’ fiacco altrove. Pubblico foltissimo e attento, generoso di applausi per tutti alla fine della lunga serata.

Note: Nuova produzione dell’Opera di Colonia. Date rappresentazioni: 15, 19, 21, 26, 28 novembre 2015.

Interpreti: Ferdinand Von Bothmer (Benvenuto Cellini), Vincent Le Texier (Giacomo Balducci), Nikolay Borchev (Fieramosca), Nikolay Didenko (Papst Clemens VII), John Heuzenroeder (Franceso), Lucas Singer (Bernardino), Alexander Fedin (Un oste), Emily Hindrichs (Teresa), Katrin Wundsam (Ascanio)

Regia: Carlus Padrissa (La Fura dels Baus)

Scene: Roland Olbeter e Esterina Zarrillo

Costumi: Chu Uroz

Corpo di Ballo: Angels Aerials

Coreografo: Mireia Romero Mirales

Orchestra: Gürzenich-Orchester Köln

Direttore: François-Xavier Roth

Coro: Chor und Extrachor der Oper Köln

Maestro Coro: Andrew Ollivant

Luci: Andreas Grüter (video: Fritz Gnad e Alexander Rechberg)

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