"Icarus" o delle diverse verità
La nuova opera di Blake e Warner affronta a Montepulciano i nodi del nostro tempo
Recensione
classica
Una giornalista di guerra, un ostaggio, un terrorista affamato d'amore e di felicità, e sarà la vittima, un pezzo da pubblicare, i camuffamenti dei lupi in agnelli, le diverse verità, le diverse menzogne, un coro di sei voci che assiste e commenta... è “Icarus”, l'opera commissionata dal Cantiere Internazionale di Montepulciano a David Blake (musica) e Keith Warner (libretto, e anche regìa con Michael Barry) che ha aperto venerdì al Teatro Poliziano la Quarantunesima edizione del festival fondato da Hans Werner Henze. Forse ci ricorda troppo da vicino “The Death of Klinghoffer” di John Adams (1991), che, con la sua sfida alla storia recente (il sequestro dell'”Achille Lauro”), è stata uno dei successi non effimeri dell'opera contemporanea. Ma con “Icarus”, ora che Nizza occupa la nostra mente – ovvio che l'opera è stata ideata prima ! - si crea uno strano corto circuito, un senso di attualità già sorpassata che emotivamente non arriva a conquistarci. Il nobile post-brittenismo di Blake è estremamente funzionale allo scopo narrativo, senza offrire grandi sorprese, se non nel rarefatto lirismo di alcuni degli interludi strumentali che collegano i diversi quadri. Queste riserve si sciolgono però di fronte all'accuratissima realizzazione, all'altezza di un teatro blasonato. Roland Böer guida col suo gesto sicuro e comunicativo il valente ensemble da camera del Royal Northern College of Music di Manchester, gli undici cantanti sono bravi e scenicamente perfetti. Citiamo per tutti la Giornalista, Verena Gunz, la Scultrice, Elisabeth Jansson, Elliott Carlton Hines, il terrorista-vittima. Agile ed efficace la soluzione scenica con le grandi colonne coperte di giornali che il piccolo coro stesso provvede a spostare e accostare ai pochi elementi d'arredo. Ottimo successo.
Note: Foto Irene Trancossi
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