I mille colori di Beatrice Rana
la pianista alla Sagra Musicale Malatestiana
Un crescendo di tensione, di emotività, di virtuosismo: così la serata di cui è stata protagonista Beatrice Rana al Teatro Galli di Rimini, per la Sagra Musicale Malatestiana.
La pianista ha presentato un programma di straordinario impegno sia tecnico che interpretativo, che è iniziato con una selezione dai Lieder ohne Worte di Mendelssohn seguiti dalla Sonata n.2 in fa diesis minore di Brahms. Nel secondo tempo tutto Ravel: Gaspard de la nuit e La Valse.
Un repertorio quindi che ha richiesto una grande tenuta fisica, oltre che di concentrazione, vista soprattutto la complessità di scrittura della grande pagina brahmsiana e la visionarietà delle due opere di Ravel.
Fin dai minuti iniziali, dalla semplice musicalità dei Lieder, si è apprezzato il completo dominio della tastiera da parte della giovane artista, postura eretta e busto quasi fermo, ogni difficoltà risolta dalla spalla verso le dita senza movimenti superflui del corpo: non enfasi, non spettacolarità, ma resa musicale perfetta nei contrasti dinamici, nell’intelligenza del fraseggio, nella straordinaria varietà timbrica ricavata dal pianoforte.
Composta appena ventenne, la Sonata n.2, dedicata a Clara Wieck e tra le composizioni del giovane Brahms più ammirate da Robert Schumann, ne presenta già tutto lo stile maturo nel grandioso respiro sinfonico, di cui Beatrice Rana ha espresso con calore la tensione drammatica e le antitesi tematiche e dinamiche.
Ma è stato nel repertorio raveliano, in Gaspard de la nuit, ispirato a suggestioni letterarie di Aloysius Bertrand, tra gli echi acquatici di Ondine, che rimandavano a tutte le pagine dedicate a questo elemento da Liszt, da Debussy, dallo stesso Ravel; tra i cupi rintocchi di Le gibet , fino al funambolismo di Scarbo, il sinistro gnomo dai vertiginosi guizzi, che si sono ancora di più apprezzati la musicalità e il dominio tecnico della pianista.
E infine La Valse, straordinaria e poco eseguita pagina pianistica di cui più nota è la versione orchestrale, e di cui Ravel compose invece prima proprio la versione per pianoforte solo, poi per due pianoforti e infine quella per orchestra. Concepito come poema sinfonico e poi come balletto, rifiutato da Djagilev che lo ritenne non adatto per la danza, La Valse è una sorta di parodia del valzer viennese, in cui appaiono continuamente spezzati e deformati ritmi e melodie ballabili, in una apoteosi sonora fatta di glissandi, di repentini cambi dinamici, di mirabolanti salti tra registri lontani, che Beatrice Rana ha reso in tutto il suo incredibile virtuosismo.
Il pubblico ha applaudito la pianista con entusiasmo e calore.
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