I comici dell’arte sull’isola di Arianna
“Ho il Molière. Io avevo sempre pensato a uno dei suoi lavori meno noti, e invece a Parigi mi è balenato quanto perfettamente il Bourgeois gentilhomme si presti per innestarvi un divertissement operistico.” È il 15 maggio 1911 quando Hugo von Hofmannsthal comunica per lettera a Richard Strauss l’idea di un nuovo lavoro che prevede la ripresa della commedia di Molière vecchia di 240 anni con protagonista il Signor Jourdain, un ricco mercante di stoffe con smaccate ambizioni di ascendere la scala sociale, e di innestarvi a conclusione un atto unico di soggetto mitologico, che, nella finzione, è il regalo offerto agli ospiti di un suo lauto banchetto. Poco più di un anno dopo al Teatro di Corte di Stoccarda nacque quello strano ibrido fatto di teatro di parola e opera. Come noto non fu un successo e le due parti del lavoro proseguirono il loro viaggio lungo binari diversi: le musiche di scena del Bourgeois gentilhommedivennero un pezzo di concerto in forma di suite mentre l’Ariadne auf Naxos fu dotata di un prologo autonomo che declinava in maniera brillante il gioco piuttosto consueto del teatro nel teatro.
Il nuovo spettacolo prodotto dall’Iván Fischer Opera Company, approdato al Teatro Olimpico di Vicenza nell’ambito del consueto appuntamento di ottobre del Vicenza Opera Festival dopo le tappe al Festival dei Due Mondi di Spoleto e al Müpa di Budapest, rimette insieme i due pezzi originari del lavoro di Hugo von Hofmannstahl e Richard Strauss anche se nella prima parte vengono presentati gli 11 brani della suite dalle musiche di scena del Bourgeois gentilhomme (o meglio Der Bürger als Edelmann) in una forma ibrida che combina concerto e teatro, come nelle altre produzioni della compagine ungherese. La dimensione teatrale è in effetti una pantomima che ha poco a che fare con il testo teatrale di Molière e molto invece con i tradizionali cliché della Commedia dell’Arte ai quali danno corpo i comici che interverranno più tardi nella vicenda di Arianna abbandonata sull’isola di Nasso dall’amato Teseo. Al gioco scenico partecipano anche gli orchestrali della Budapest Festival Orchestra e il loro direttore Iván Fischer, ancora una volta nelle vesti di regista con la complicità di Chiara D’Anna, esperta di Commedia dell’Arte e di teatro fisico.
Tutti sul palcoscenico anche per l’Ariadne auf Naxos arricchita di qualche essenziale elemento scenografico di Andrea Tocchio: pannelli con le onde del mare che sembrano prese da un libro illustrato per l’infanzia davanti agli orchestrali vestiti con costumi e cappelli in stile trovarobato dalla costumista Anna Biagiotti, appena più rigorosa nelle scelte per gli interpreti vocali, comunque di gusto piuttosto antiquato. Immancabile lo scoglio di polistirolo che fa da chaise longue per l’Arianna affranta ma la scena è praticamente vuota, strumenti a parte, e animata dai movimenti dei comici e dei due acrobatici mimi (Utka Gavuzzo e Camilo Daouk). Il finale “cosmico” è invece delegato alla “motion graphic” di Flaviano Pizzardi che proietta la coppia (semi)divina in un cielo stellato dipinto con la luce sulla statuaria classica della celebre scena dell’Olimpico di Vincenzo Scamozzi.
Poco più di una versione concertante, sostanzialmente indifferente alla sapienza drammaturgica di Hofmannstahl e Strauss, lo spettacolo ha l’indubbio valore di lasciare grande spazio all’esecuzione musicale di grande pregio per l’ottima qualità degli strumentisti della Budapest Festival Orchestra prima ancora che per la direzione piuttosto leziosa di Iván Fischer. Ottima anche la compagnia di canto sulla quale si impone la bravura vocale e la freschezza scenica della Zerbinetta di Anna Lena Elbert, accompagnata dal brillante quartetto dei “boys” Stuart Patterson(Scaramuccio), Daniel Noyola (Truffaldin), Juan De Dios Mateos(Brighella) e soprattutto Gurgen Baveyan (Harlequin). Incantevole è il trio delle ninfe che sono Samantha Gaul (Naiade), Olivia Vermeulen (Dryade) e Mirella Hagen (Echo). Toccante soprattutto nel duettone finale la prova vocale della coppia dei due protagonisti Emily Magee (Ariadne) e Andrew Staples (Bacchus), quest’ultimo capace di infondere un pregevole colore lirico a un ruolo troppo spesso affidato alla legnosa vocalità dell’Heldentenor wagneriano.
Cavea gremita alla prima delle tre rappresentazioni in programma. Caldo successo.
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