Goebbels riscopre Partch

"Delusion of the Fury" apre la Ruhrtriennale

Recensione
classica
Ruhrtriennale Bochum
23 Agosto 2013
Heiner Goebbels ama stupire. Se la sua avventura alla Ruhrtriennale lo scorso si era aperta con un sontuoso e virtuosistico omaggio a John Cage, per l’anno secondo la sua scelta è caduta su una singolarissima e eccentrica personalità musicale americana del secolo scorso: Harry Partch. Genialoide e visionario, attivo sia come teorico della (sua) musica sia come manovale e falegname alla bisogna, la sua musica arriva per la prima volta su una scena europea superando lo scoglio principale alla sua diffusione: la costruzione di strumenti sviluppati da lui stesso ad uso esclusivo della sua musica. Il merito maggiore dell’impresa va all’Ensemble musikFabrik, non nuovo a sforzi titanici (fra tutti, il tenace impegno per la diffusione nel teatro musicale di Stockhausen), che per l’occasione, non solo ha ricostruito e migliorato il variegato strumentario sotto la guida di Thomas Meixner, ma anche prestato tecnica, corpi e voci per ridare linfa vitale al lavoro di Partch presentato al meglio delle possibilità. A poco meno di cinquant’anni dal debutto californiano, più che la convoluta drammaturgia sviluppata su un tema giapponese e un tema africano, è l’esecuzione musicale che dà senso a tale recupero e una collocazione storica alla figura del compositore Partch, le cui trame sonore costruite su cellule ripetute e ostinati ritmici non possono non farci pensare a lui come a un padre della fortunata stagione del minimalismo. Quanto alla messa in scena, firmata da Heiner Goebbels con gli abituali Klaus Grünberg per scene e soprattutto luci e Florence von Gerkan per i costumi fra il tecnico e l’etnico, non s’allontana di molto dalle disposizioni sceniche di Partch, che voleva i propri strumenti al centro della scena. Un recupero interessante, accolto con favore dal pubblico presente.

Note: Nuova produzione della Ruhrtriennale in coproduzione con Ensemble musikFabrik, Holland Festival e Lincoln Centre Festival di New York. Rappresentazioni: 23, 24, 30 e 31 agosto, 1, 6, 7 e 8 settembre.

Interpreti: Alban Wesly (Pilgrim), Bruce Collings (Ghost), Carl Rosman (Son), Marco Blaauw (Deaf Hobo/Voice), Christine Chapman (Woman), Axel Porath (Justice of the Peace), Melvyn Poore (Musician), Rie Watanabe (Kid) e Helen Bledsoe, Johannes Fischer, Richard Haynes, Benjamin Kobler, Norbert Krämer, Ulrich Löffler, Thomas Meixner, Gerrit Nulens, Thomas Oesterdiekhoff, Dirk Rothbrust, Peter Veale, Hannah Weirich, Dirk Wietheger

Orchestra: Ensemble musikFabrik

Direttore: Arnold Marinissen (concertazione), Paul Jeukendrup (sound design)

Luci: Klaus Grünberg

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Saltata la prima per tensioni sindacali, il Teatro La Fenice inaugura la stagione con un grande Myung-Whun Chung sul podio per l’opera verdiana

classica

Torino: inaugurazione di stagione con Le nozze di Figaro

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista