Gli incanti di Britten al Bockenheimer Depot

All’Oper Frankfurt un riuscito allestimento del Midsummer Night’s Dream firmato da Brigitte Fassbaender

A Midsummer Night’s Dream
A Midsummer Night’s Dream
Recensione
classica
Frankfurt am Main, Bockenheimer Depot
A Midsummer Night’s Dream
11 Maggio 2022 - 25 Maggio 2022

C’è una lunga tradizione che lega l’Oper Frankfurt a guida Bernd Loebe alla ricca produzione operistica di Benjamin Britten. Nel corso dello scorso ventennio sono stati numerosi i titoli proposti al pubblico compresi di opere decisamente meno frequentate come Curlew River, Owen Wingrave o Paul Bunyan, mentre nella prossima stagione sono annunciati The Prodigal Son e The Burning Fiery Furnace. Molto spesso il luogo scelto per questi recuperi preziosi è stato il Bockenheimer Depot, spazio industriale non convenzionalmente teatrale e quindi più indicato a una maggiore libertà nel lessico drammaturgico.

È in quello stesso luogo che è stato presentato il nuovo allestimento del Midsummer Night’s Dream curato da Brigitte Fassbaender, ormai da lungo tempo non più in servizio come mezzosoprano e da anni attiva come regista. Come nel brillante Paul Bunyan di qualche stagione fa, la regista muove i fili di una vicenda, che coinvolge numerosi interpreti, con leggerezza sognante e spirito e un sapiente uso dello spazio della grande navata del Bockenheimer Depot. Spazio occupato in gran parte da una grande (e pesante) installazione scenografica evocativa della magica foresta di Christoph Fischer, suggestiva ma poco funzionale, decomposta nella seconda parte e infine accantonata per far spazio all’improbabile compagnia dei comici per lo spettacolo nel palazzo di Theseus e Hippolyta che precede le nozze ducali e delle ricomposte coppie dei giovani. Sono soprattutto i fantasiosi costumi disegnati da Anna-Sophie Lienbacher per un Oberon particolarmente “gender fluid”, Tytania, Puck e la loro corte incantata, a trasportare nella dimensione della favola o del sogno la composita trama immaginata da Shakespeare. Non manca un certo umorismo di gusto appena grossolano soprattutto nel gruppo dei comici, che si sfoga soprattutto sul tronfio Bottom, al quale, giocando goliardicamente con il doppio significato di “ass”, il dispettoso Puck regala una solenne faccia di culo (alla lettera), che, complice il solito Puck, farà innamorare la regina Tytania e indispettire Oberon. La rappresentazione nel sottofinale del “Pyramus and Thisbe” nella dimora del duca da parte dei rustici è comunque condotta con un certo spirito e gran divertimento del pubblico.

Questo Midsummer funziona molto bene anche sul piano musicale, nonostante una direzione musicale di Geoffrey Paterson inizialmente più attenta a restituire l’elaborata timbrica della partitura britteniana ma decisamente più vivace e teatralmente pregnante nella seconda parte. Ottimo l’apporto degli strumentisti della Frankfurter Opern- und Museumorchester, che la posizione laterale rispetto alla scena e alla tribuna del pubblico non sembra penalizzare troppo dal punto di vista dell’acustica.

Molto equilibrata e affiatata la compagnia di canto, in gran parte formata dai cantanti dell’ensemble del teatro, che si fa apprezzare soprattutto per il risultato d’insieme più che per le singole voci. Di rilievo comunque le prove di Cameron Shahbazi, che è un Oberon sognante e molto musicale, in contrasto con la spiritata Tytania di Kateryna Kasper e il vitale Puck di Frank Albrecht. Molto ben assortito il quartetto dei giovani amanti di Michael Porter (Lysander), Danylo Matviienko (Demetrius), Monika Buczkowska(Helena) e Tamara Gura (Hermia). Composto come ha da essere il duo ducale del corposo Thomas Faulkner(Theseus) e Zanda Švēde (Hippolyta). Naturalmente la palma della simpatia la conquistano i rustici, con lo scatenato Barnaby Rea (Bottom) in testa, ben spalleggiato da Brian Michael Moore (Flute), spassosissimo nel ruolo di una Thysbe particolarmente stranita, da Magnús Baldvinsson (Quince), Gabriel Rollinson (Snug), Theo Lebow (Snout) e Jonathan Macker (Starveling). Significativo, anche vocalmente, l’apporto del Coro di voci bianche dell’Oper Frankfurt ben preparato da Álvaro Corral Matute, con i puntuali interventi solistici di Pia Baris(Cobweb), Sofia Foit (Peaseblossom), Simeon Pauly(Mustardseed) e Zoe Nettey-Marbell (Moth).

Atmosfere sognanti e qualche risata ripagate da un’accoglienza molto festosa da parte del folto pubblico presente alla prima.

 

 

 

 

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