Francesca in gioielleria

Zandonai sfoggia un'orchestrazione ancora oggi sorprendente per la sua raffinatezza, ma fine a se stessa, perché messa al servizio d'un testo estraneo alle grandi correnti culturali europee del tempo.

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Riccardo Zandonai
20 Novembre 2003
Nella "Francesca da Rimini" Zandonai dimostra di conoscere bene Strauss e, sulle sue tracce, cerca di trasformare l'orchestra in una miniera di iridescenti gemme sonore, cui però mescola anche qualche sasso senza valore. Donato Renzetti ha attentamente scovato, lucidato e messo nella luce migliore queste gemme, una per una. Non è colpa sua (e tantomeno dell'orchestra, in vero stato di grazia) se questo raffinato uso dell'orchestra è inane, per colpa d'un soggetto pseudomedioevale indifferente alla grande cultura europea dell'epoca, e serve solo a dimostrare che Zandonai era un compositore ferrato e aggiornato. Quando vuole, anche per le voci Zandonai trova andamenti sensuali, flessuosi, sensibili e decadenti, superando il gusto verista. Daniela Dessì valorizza proprio queste parti più moderne col suo fraseggio duttilissimo, cesellato con cura estrema, in cui vive la vibratile emotività di Francesca. La voce di Fabio Armiliato presenta notevoli differenze da registro a registro, quasi da nota a nota, ma è adoperata con maestria e intelligenza. Alberto Mastromarino (Gianciotto) è un baritono utilité, che canta ogni ruolo allo stesso modo, né troppo bene né troppo male. Ludovit Ludha Alessandro Paliaga, Giacinta Nicotra, Mario Bolognesi e Domenico Colaianni incarnano con efficacia i loro personaggi, mentre le quattro ancelle lasciano un po' a desiderare. Nell'allestimento di Alberto Fassini Francesca è immersa in un estetizzante mondo dannunziano, mentre Gianciotto e i suoi sono invece rozzi e violenti fino alla bestialità: un apologo del 1914 (l'anno della "Francesca da Rimini") e dello scoppio della guerra che avrebbe soffocato la belle époque. L'idea era giusta e realizzata con pulizia e linearità, tranne alcune cadute, come le ridicole coreografie.

Interpreti: Dessì/Nizza, Armiliato/Michailov, Mastromarino/Carroli, Paliaga/Rigosa, Orciani/Castelli, Bevacqua/Park,Marconi/Pacheco, Reale/Bottaro, Lucarini, Nicotra, Ludha/Cosotti, Bolognesi, Colaianni/Bellanova, Nardinocchi

Regia: Alberto Fassini

Scene: Mauro Carosi

Costumi: Odette Nicoletti

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera

Direttore: Donato Renzetti

Coro: Coro del Teatro dell'Opera

Maestro Coro: Andrea Giorgi

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