A Firenze vola la Rondine di Puccini
Al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino un Puccini negletto e tutto da riscoprire
A Firenze non si era mai data, la Rondine, e questa singolare digressione pucciniana è arrivata qui a un secolo dalla prima a Montecarlo. Mentre i giovani e i loro maestri, i Marinetti, Boccioni, Ungaretti, Wittgenstein, Mann, Ravel, sono in guerra, in trincea o nelle retrovie, l'anziano Puccini fa la Rondine, e basterebbe questo a rendercela cara, questa elegante e vaporosa negazione, espressa in forma di commedia sentimentale dalla conclusione amara, in cui la cortigiana Magda né si immola come Violetta, né si redime a madre di famiglia, ma ritorna alla vita di prima lasciando Ruggero, il vero amore.
Conclusione, il terzo atto, che forse è davvero un po' debole, come sempre si dice, ma intanto abbiamo assaporato una variante diversa del linguaggio del Puccini anni Dieci, il migliore, perle di sapienza musicale e teatrale come l'incantevole finale del primo atto con il rito di vestizione della cameriera Lisetta a beneficio del suo amato poetino Prunier. La regìa, scene, costumi e luci di Denis Krief proponevano una piacevolissima ambientazione anni Sessanta, novella Belle Epoque di ricchezza e gioia di vivere, con assetti minimalisti, oltre che piacevoli, chiari e ordinati.
Protagonista splendida, misurata ma intensa, era Ekaterina Baganova, e a farle da contraltare come piccante soubrette, non meno convincente, la Lisetta di Hasmik Torosyan, ma bene tutto il cast, a cominciare da Matteo Desole (Ruggero) e Matteo Mezzaro (Prunier), anche se il Teatro del Maggio è forse un po' grande e sonoro per questa partitura che chiederebbe più sfumature al canto di conversazione. Ma l'orchestra era condotta con efficienza da Valerio Galli, e ottima la prestazione musicale e scenica del coro istruito da Lorenzo Fratini. Teatro pieno, successo ottimo e prolungato.
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