Elvira tra gli zombies

Jessica Pratt protagonista dei Puritani a Firenze

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Firenze
Vincenzo Bellini
28 Gennaio 2015
I dipendenti del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, preoccupati per il loro futuro, hanno ritardato di mezz'ora l'inizio dei Puritani al nuovo teatro dell'Opera con una sarcastica cerimonia funebre rivelatasi profetica. Sono questi, infatti, dei Puritani in gramaglie, da romanzo gotico con tanto di scheletro e un pizzico di Twilights, assai raffinati visualmente con le scene e gli splendidi costumi di Tiziano Santi e Giuseppe Palella (un arditissimo scorcio di cattedrale gotica, eleganti cromie nero-grigio-viola, e naturalmente anche il velo da sposa di Elvira è nero), ma è come se si sentisse sempre una voce di regista (Fabio Ceresa) che ci ammonisce “Qui sono tutti morti !”. Grazie: l'avevamo capito fin dall'inizio, con quei cavalieri-zombies che sbucano dalle tombe per inscenare tragici duelli au ralenti. Fra momenti belli e cadute nel ridicolo è come se la regia vampirizzasse talvolta la musica, ad esempio trasformando il sognante duetto Elvira – Arturo del terzo atto in un incontro fra spettri su una tomba (ma di chi ?). Il direttore Matteo Beltrami ha mestiere e l'opera la sa, ma ci sembra che manchi qualcosa sul piano di un autentico lirismo belliniano (ma si sa quanto difficili, difficilissimi siano i Puritani). Jessica Pratt certo non fallisce i grandi appuntamenti con la coloratura ed è deliziosa in particolare nella Polacca, ma è povera di presenza vocale nel registro medio-grave e talvolta di intensità. Ineccepibile stilisticamente l'Arturo di Antonino Siragusa, interessantissimo scenicamente ma forse vocalmente proiettato su altri repertori il Riccardo di Massimo Cavalletti. Applausi al cast, contestazioni sparse al direttore e massicce alla messinscena, repliche con questo e altro cast fino al 10 febbraio.

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