Elisabetta rinasce e trionfa

Prima esecuzione secondo l'edizione critica di Vincenzo Borghetti, ma resta il problema di trovare l'equivalentedella voce della Colbran

Recensione
classica
Rossini Opera Festival Pesaro
Gioachino Rossini
19 Agosto 2004
Prima esecuzione dell'Elisabetta, regina d'Inghilterra secondo l'edizione critica. Sistemata la filologia, resta il problema di trovare l'interprete ideale per il primo dei ruoli scritti da Rossini per la voce inclassificabile di Isabella Colbran. Un mezzosoprano non è sembrato la soluzione migliore e ha confermato quel che si è sempre pensato, cioè che la Colbran era un soprano con un registro grave particolarmente ampio e qualche limite nell'acuto. Sonia Ganassi ha risolto con classe il pesantissimo impegno ed è stata giustamente ricompensata con grandi applausi, però il disagio di una scrittura mediamente troppo acuta per un mezzosoprano l'ha un po' trattenuta sia nei momenti drammatici e maestosi sia nel pirotecnico lieto fine. Un momento culminante della serata è stato il duetto tra Elisabetta e la rivale Matilde: Rossini aveva pensato a due voci piuttosto simili, qui le si è differenziate, affiancando a un mezzosoprano un soprano leggero, la bravissima Mariola Cantarero, tecnicamente ferratissima, più degli altri a suo completo agio nelle fitte coloriture. La rivalità tra primedonne è raddoppiata da quella tra tenori, con la successione dell'aria per Norfolk con vorticose coloriture "cattive", dell'aria distesamente cantabile per Leicester e dello scontro diretto nel duetto. Questa sfida fa effetto anche oggi e viene giù il teatro per Antonino Siragusa e Bruce Sledge. La direzione di Renato Palumbo punta a dinamismo e drammaticità, dimostrando che sono conciliabili con lo stile rossiniano. Lineare e rigorosa la messa in scena. Tutto si svolge in una specie di carcere del Piranesi in versione ipermoderna, con ballatoi, passerelle e scale in metallo cromato o nero, che Daniele Abbado popola con personaggi in ricchi ma polverosi costumi seicenteschi, rendendo l'ambiente occhiuto, soffocante e rigido della corte di Elisabetta. Quanto alla recitazione dei protagonisti, è conforme allo "stile pesarese" degli eleganti quadri viventi.

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