Don Carlo ad Anversa

Un nuovo allestimento diretto da Alejo Pérez, nuovo direttore musicale dell’Opera d’Anversa

Don Carlos
Don Carlos
Recensione
classica
Opera di Anversa
Don Carlos
19 Settembre 2019 - 30 Ottobre 2019

Un nuovo allestimento brillante, firmato dall’esperto Johan Simons, che ha perfettamente centrato l’obiettivo di rendere più brioso e assolutamente contemporaneo il Don Carlo di Verdi, qui la versione di Modena, l’ultima dell’originale in francese, ma senza balletto. L’idea di base del regista olandese è quella di un Infante di Spagna che ripercorre tutta la sua triste vicenda amorosa, sconvolta dalla ragion di Stato, intrecciando sogno e realtà con il bravissimo Leonardo Capalbo che lo interpreta, in modo molto naturale, sempre in scena, per oltre tre ore di spettacolo, alternando le sue parti nel libretto con momenti in cui è invece è come uno spettatore invisibile dei fatti che lo riguardano, ma uno spettatore che non si limita a essere passivo ma sposta pure gli elementi della scenografia quasi come volesse intervenire nel corso della storia.  La scenografia ed i video di Hans Op de Beeck sono di grande semplicità ma altrettanto grande effetto, con scene piatte che si sovrappongono per creare le diverse ambientazioni, dai colori pastello e talmente minimalista che l’uso alcuni oggetti è semplicemente mimato, ma malgrado questo la vicenda resta comprensibilissima anche a chi non conosce la storia, anche grazie  a qualche semplice scritta che aiuta la contestualizzazione temporale. A ciò si aggiugono degli elementi geometrici tridimensionali  e strutture metalliche di sostegno, come quelle dei circhi, che poeticamente volteggiano anche in aria. Al contrario i costumi di Greta Goiris sono coloratissimi, mischiano tagli all’ultima moda contemporanea e colletti imbellettati, all’inizio un po’ lasciano perplessi ma poi anche questi contribuiscono a creare quell’atmosfera da fiaba, pure con qualche richiamo all’uomo di latta del mago di Oz. Solo Don Carlos si presenta in scena in semplicissima maglietta bianca e pantaloni corti neri, è disteso in un letto che ricorda quello dei bambini piccoli, circondato da sbarre che si alzano e si abbassano nel corso della vicenda, ed alzandosi danno l’idea della gabbia. Il giovane tenore italo-americano Leonardo Capalbo regala in un’intrepretazione intensa, mostra una voce dal bel timbro, suillante e dala giusta potenza, particolarmente melodiosa, tanto che nei duetti contribuisce di molto a rendere più piacevole l’effetto di certe asprezze della comunque pure complessivamente assai brava soprano Mary Elisabeth Williams (peccato anche per la tutina azzurra in cui è infagottata) che bene si immedesima nell’amata Elisabeth de Valois che, per sancire la pace tra Spagna e Francia, sposerà invece il padre di Carlos, re Filippo II. Altrettanto si può dire del giovane baritono turco Kartal Karagedik, bella voce ben impostata che potrà dare sicuramente in futuro, come nel caso di Capalbo, ancora di più eliminate, nel suo caso, certe rigidità d’interpretazione perché si pone in scena un po’ troppo impettito.  Perfetta invece la principessa d’Eboli, interpretata dal mezzosoprano americano Raehann Bryce-Davis, che all’inizio sembra dall’apparenza assai improbabile e invece conquista subito tutti con la sua brillantezza ed è la prima ad ottenere applausi a scena aperta. Ottima prova pure per il basso tedesco Andreas Bauer Kanabas, pure appaludito a scena aperta nei panni di Filippo II per la sua toccante interpretazione intensa e drammatica. Il basso Roberto Scandiuzzi disegna infine autorevolmente il Grande Inquisitore. Da plauso pure il coro diretto da Jan Schweiger che all’inizio la regia pone in fondo alla scena dietro un velo e su gradoni da spettatori ma che poi diventa, e bene, protagonista di primo piano nel tratteggiare la rivolta dei fiamminghi. Sul podio il maestro argentino Alejo Pérez, nuovo giovane direttore musicale dell’Opera d’Anversa, qui nel nuovo suo ruolo alla prima direzione dell’orchestra fiamminga: nel Don Carlo si è fatto apprezzare per direzione salda e di giusta misura, con suoni nitidi, rotondi, precisi e modalità d’esecuzione sempre più drammatica e profonda. Ed i suoi musicisti salgono infine pure sul palco per godersi i meritati applausi. Nuovo allestimento realizzato in coproduzione con la polacca Opera Wroclawska. 

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.