Che ne sarà del Petruzzelli?
Ci sono 181 vertenze di ex dipendenti
Recensione
classica
La Fondazione Petruzzelli rischia il fallimento proprio nel momento in cui il sovrintendente Massimo Biscardi e il presidente Gianrico Carofiglio hanno annunciato il pareggio di bilancio per il secondo anno consecutivo. Dopo lo scandalo tangenti che ha coinvolto il suo ex direttore amministrativo, e il danno erariale per le spese assurde quanto ingiustificate (si parla di 230mila euro investiti in bottigliette d’acqua e candeggina) da lui autorizzate, la Fondazione deve ora fronteggiare 181 vertenze da parte di ex dipendenti con contratto a termine (stipulato prima del 2010) e che chiedono di essere assunti a tempo indeterminato. Finora 21 sentenze su 21 hanno dato ragione ai lavoratori (tra loro dei professori d’orchestra, un corista, sarti e tecnici che sono stati già reintegrati) e si teme che così sarà anche per gli altri.
Le cause, per le quali si batte la Cgil, hanno infatti in comune la mancata presentazione in giudizio del documento di valutazione del rischio, una sorta di consenso informato che il lavoratore firma contestualmente al contratto nel quale sono illustrate le ragioni per le quali si ricorre al contratto a termine. Le domande sollevate a proposito sono molte: perché non è stato depositato il documento? Forse non esisteva per tutte le annualità? E i contratti: così formulati sono legittimi oppure no? Il problema è numerico e qualitativo: reintegrare tutti i ricorrenti porterebbe a un’esplosione della pianta organica e al pericolo di licenziamenti. A rischiare sono in primo luogo i vincitori del concorso che ha consentito alla Fondazione Petruzzelli di dotarsi di masse artistiche (coro e orchestra) di ottima qualità, com’è parso sin dal primo concerto della stagione sinfonica in corso; una stagione che alza il livello di un cartellone lirico volutamente popolare. Del resto era stato lo stesso Ministero ad autorizzare Carlo Fuortes, in qualità di commissario straordinario del Petruzzelli, a procedere ai concorsi dopo che i pm avevano rilevato la natura soggettiva delle assunzioni, per chiamata diretta, inducendo il centrodestra a parlare di “parentopoli” favorita dalla Cgil. Al momento il consiglio di indirizzo del Petruzzelli ha chiesto al Ministero 6 milioni di euro per fronteggiare la bufera ed evitare il fallimento. Ma ammesso che arrivino, basteranno i soldi a infondere dignità a un Petruzzelli sempre più svilito?
Le cause, per le quali si batte la Cgil, hanno infatti in comune la mancata presentazione in giudizio del documento di valutazione del rischio, una sorta di consenso informato che il lavoratore firma contestualmente al contratto nel quale sono illustrate le ragioni per le quali si ricorre al contratto a termine. Le domande sollevate a proposito sono molte: perché non è stato depositato il documento? Forse non esisteva per tutte le annualità? E i contratti: così formulati sono legittimi oppure no? Il problema è numerico e qualitativo: reintegrare tutti i ricorrenti porterebbe a un’esplosione della pianta organica e al pericolo di licenziamenti. A rischiare sono in primo luogo i vincitori del concorso che ha consentito alla Fondazione Petruzzelli di dotarsi di masse artistiche (coro e orchestra) di ottima qualità, com’è parso sin dal primo concerto della stagione sinfonica in corso; una stagione che alza il livello di un cartellone lirico volutamente popolare. Del resto era stato lo stesso Ministero ad autorizzare Carlo Fuortes, in qualità di commissario straordinario del Petruzzelli, a procedere ai concorsi dopo che i pm avevano rilevato la natura soggettiva delle assunzioni, per chiamata diretta, inducendo il centrodestra a parlare di “parentopoli” favorita dalla Cgil. Al momento il consiglio di indirizzo del Petruzzelli ha chiesto al Ministero 6 milioni di euro per fronteggiare la bufera ed evitare il fallimento. Ma ammesso che arrivino, basteranno i soldi a infondere dignità a un Petruzzelli sempre più svilito?
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