La prima esecuzione assoluta di Obra Maestra, opera vincitrice del Concorso Orpheus bandito dallo Sperimentale di Spoleto, è stata l'occasione di una querelle tra compositore e regista, che potrebbe essere l'occasione per ripensare l'apporto del regista, il rapporto tra testo e interprete e, in definitiva, la drammaturgia stessa del teatro in musica contemporaneo.
Obra Maestra, musica di Giovanni Mancuso, libretto di Pilar Garcia, regia di Pippo Delbono: così in origine la locandina. Ma qualcosa non quadrava. Infatti Delbono non ha mai fatto una regia, bensì spettacoli in cui tutto - testo, azione, scene e musica - è interamente inventato da lui e quindi era inverosimile costringerlo nei limiti d'un testo e d'una musica precostituiti e immodificabili. E infatti, alla fine d'un periodo di prove molto tempestoso, la locandina è stata radicalmente modificata. A Delbono sono stati attribuiti ideazione, regia e drammaturgia. Il nome della librettista è scomparso, perché del libretto non sono restate che poche parole sparse. Più difficile dire cosa ne è stato della musica di Mancuso: secondo il direttore artistico Zurletti è stata eseguita integralmente, mentre Delbono afferma di avervi apportato varie modifiche (e l'indignazione dell'autore fa pensare che qualcosa del genere deve essere successo). Sembra di capire che sostanzialmente Delbono ha rispettato la musica di Mancuso, interrompendola però con frequenti inserti di stile completamente diverso, come le due citazioni di Frank Zappa che hanno chiuso l'opera. Inoltre ha scritto un nuovo testo, recitato (e gridato) da lui stesso tra e sopra la musica. Qualcosa che nel mondo dell'opera non si era mai visto ma che non ci scandalizza affatto: la prorompente e magnetica personalità di Delbono ha infatti dato un'impronta teatrale forte a un'opera ben scritta ma con pochi tratti veramente originali (tra cui il trattamento iperbolico della voce del basso buffo, l'ottimo Gabriele Ribis) e di scarsa teatralità (almeno a giudicare dal riassunto, il plot era ben poco promettente). La musica di Mancuso (o quel che ne restava) è stata comunque benissimo servita dal direttore Marco Angius.
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento