Cecilia Bartoli: prodotto discografico o realtà?

Cecila Bartoli non si risparmia: diciotto pezzi che abracciano tutta l'età del barocco, per una dimostrazione impressionante di padronanza tecnica e sensibilità interpretativa.

Recensione
classica
Accademia Nazionale di Santa Cecilia Roma
07 Maggio 2004
Forse il più bello dei concerti di Cecilia Bartoli a Roma. Programma massacrante, di quasi due ore reali di durata, dal recitar cantando di Caccini all'apoteosi del virtuosismo tardobarocco di Vivaldi e di Riccardo Broschi, fratello del Farinelli. Confrontare le esecuzioni dal vivo con le incisioni è un esercizio piuttosto insulso, ma sembra che sia obbligatorio quando si tratta di Cecilia Bartoli: allora, capovolgendo quel che è ormai un luogo comune, diciamo che il cd è ovviamente un prodotto più perfetto, ma che si apprezza ancor più la Bartoli in concerto, non solo per il magnetismo che sa stabilire col pubblico ma anche perché il cd non rende piena giustizia al timbro, che dal vivo talvolta può diventare un po' nasale nell'acuto (alcune arie in programma hanno tessiture da soprano) ma che ha risonanze morbide e vellutate da vero mezzosoprano nel centro e nel grave. Il virtuosismo, talmente iperbolico nel cd da sembrare un trucco tecnologico, resta praticamente identico in concerto. Il volume è più che sufficiente per far giungere ogni sfumatura agli ascoltatori anche in una sala dalle dimensioni multiple di quelle per cui queste musiche furono pensate. Stupefacente è la gamma di colori ottenuti combinando dizione, fraseggio, dinamica, timbro, accenti, ritmo, messe di voce, modi di emissione e colorature. Colorature su colorature, ora tempestose, a raffiche e ondate, ora intime e inanellate in lunghe collane di perle. È impossibile separare l'interprete dalla virtuosa, perché la coloratura ha finalità espressive nello stile dell'epoca, ma la Bartoli è grandissima interprete anche dei pezzi più disadorni, nella disarmante semplicità di "Sì dolce è 'l tormento" di Monteverdi, con la sua circolarità magnetica, e nello spoglio ma sublime patetismo di "Sposa son disprezzata" di Vivaldi. All'altezza gli strumentisti de "Le Musiche Nove".

Interpreti: Arie, cantate, madrigali e scherzi musicali di Girolamo Frescobaldi, Giulio Caccini, Vincenzo Calestani, Stefano Landi, Claudio Monteverdi, Antonio Vivaldi, Riccardo Broschi

Orchestra: Le Musiche Nove

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.