Beatrice Rana al debutto con la Amsterdam Sinfonietta
Un concerto dal profilo raffinato, tra Mozart, Bach, Biber e Bartók
Elegante nel suo carattere raffinato, il programma proposto per il concerto che ha segnato il debutto di Beatrice Rana con la Amsterdam Sinfonietta ha offerto al pubblico del Teatro Ponchielli di Cremona l’opportunità di apprezzare l’efficace affinità interpretativa condivisa tra la pianista e questo ensemble d’archi fondato nel 1988 dal suo primo direttore artistico Lev Markiz.
Avviata dalla celeberrima Serenata n. 13 Eine kleine Nachtmusik in sol maggiore per orchestra d'archi K 525 di Mozart, restituita con gusto brillante dalla formazione guidata dal primo violino e attuale direttore artistico Candida Thompson, la serata ha trovato nel Concerto n.1 in re minore BWV 1052 di Johann Sebastian Bach il primo momento di incontro con la pianista, che ha affrontato questa pagina con piglio sicuro, tratteggiandone i caratteri con palese consapevolezza. Un approccio che ha trovato nella compagine orchestrale una presenza solidamente allineata, a partire dall’avvio dell’Allegro iniziale, confermando nel corso della lettura un’efficace capacità di assecondare il tessuto polifonico che innerva la visione musicale bachiana. Un dato che, dopo l’atmosfera riflessiva dell’Adagio centrale, è stato confermato anche nel movimento finale, che ha consolidato l’equilibrata naturalezza del dialogo tra solista e orchestra grazie a una trascinante profilatura dinamica.
La parte centrale dell’impaginato ha posto la Amsterdam Sinfonietta a confronto con due brani distanti per genesi ma affini per la capacità di venire valorizzati dall’impasto timbrico scaturito da questa formazione in gran parte femminile, segnato da una compattezza decisamente apprezzabile. Già nel carattere variopinto che contraddistingue il clima musicale della Battalia à 10 in re maggioredi Heinrich Ignaz Franz Von Biber le qualità della formazione guidata con cura partecipata dalla Thompson sono emerse grazie alla capacità di articolare la lettura delle otto parti che compongono questo brano con gusto variegato ed efficace. Elementi emersi sia nella restituzione dei diversi momenti virtuosistici che costellano questa pagina, sia nei passaggi più caratteristici quale, per esempio, “Die liederliche Gesellschaft von allerley Humor” (La dissoluta compagnia con ogni sorta d’umore) in cui Biber, per imitare il canto di un gruppo di soldati sbronzi, intreccia otto canzoni popolari con strutture metriche e tonalità diverse ottenendo effetti dissonanti e sguaiati, proprio come il canto degli ubriachi. Lontano dal secondo Seicento di Biber troviamo il Divertimento per archi che Béla Bartók ha composto nell’agosto del 1939, proposto dall’ensemble attraverso una lettura dall’efficace intensità, in grado di coniugare i caratteri espressivi di questa pagina con i rimanti stilistici barocchi valorizzati soprattutto nel terzo e ultimo movimento.
A chiudere il programma è tornato il confronto del pianoforte della Rana con il Bach del Concerto n.5 in fa minore BWV 1056, partitura tratteggiata attraverso un carattere più morbido rispetto al concerto eseguito in precedenza, segnato da fraseggi sempre puliti ma arricchiti da abbandoni espressivi emersi in particolare nel delicato lirismo del Largo centrale.
Convinti e meritati gli applausi del pubblico presente.
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