Aspettando la fine ballando

All’Oper Frankfurt va in scena Le Grand Macabre di György Ligeti

Le Grand Macabre - (foto Barbara Aumüller)
Le Grand Macabre - (foto Barbara Aumüller)
Recensione
classica
Francoforte sul Meno, Oper Frankfurt (Opernhaus)
Le Grand Macabre
05 Novembre 2023 - 02 Dicembre 2023

La cometa si avvicina e la Terra esploderà, ma si va tutti al “Last Party on Earth” per aspettare la fine ballando. Ha molto di cinematografico la Bruegellande immaginata dal regista Vasily Barkhatov e dal suo scenografo Zinovy Margolin per Le Grand Macabre, opera unica di György Ligeti, di cui anche l’Oper Frankfurt ricorda il centenario dopo il grande concerto antologico all’Alte Oper dello scorso marzo.

In questo nuovo allestimento dell’Oper Frankfurt non c’è traccia del medioevo apocalittico-millenarista riletto in chiave grottesca del belga Michel de Ghedelrode, la cui Balade du Grand Macabre servì da fonte per il testo scritto dallo stesso Ligeti con la complicità dell’allora direttore del Teatro delle marionette di Stoccolma Michael Meschke. Sul palcoscenico dell’Opernhaus, invece, ci sono le immagini di canali all-news di tutto il mondo che informano che presto la cometa colpirà il nostro pianeta e sarà la fine. Un po’ come nel film Don’t Look Up con gli scienziati Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence che provano a far capire la gravità in un insensibile pianeta troppo preso dai suoi riti inutili. La Bruegellandia si presenta qui come un iperrealistico raccordo autostradale ingorgato di macchine abitate da un campionario di umanità a dir poco stravagante: c’è l’imprenditore Nekrotzar che dice di essere l’angelo della morte ma in pochi gli danno retta, c’è l’alcolista Piet in fuga in accappatoio, c’è la giovane coppia Amanda e Amando in fregola, e c’è la coppia stagionata Astradamors e Mescalina in crisi nera e (per quello impasticcatissima) nel camper di famiglia. Tutti in fuga, tutti da Go Go per l’ultima festa della Terra.

Le Grand Macabre - (foto Barbara Aumüller)
Le Grand Macabre - (foto Barbara Aumüller)

Il secondo ambiente, che strappa un applauso ad apertura di sipario, è una grande discoteca con clavicembalo al centro (e cembalista conciato come l’Elton John delle origini), chiusa da una colonnata dorica a fondo scena e un bar sulla destra. C’è la storia del mondo (e non la migliore) nelle maschere dei convitati: dalla coppia primigenia Adamo ed Eva in giù. C’è anche l’Anubi “blackfaced” dello scandalo, anche se confinato nelle retrovie e tutto sommato innocuo nel suo spassarsela con la sgallettata di turno. Il padrone di casa Go Go riceve tutti in marsina rossa con un sontuoso pennacchio di piume di struzzo. Gran sfoggio carnevalesco di costumi (di Olga Shaishmelashvili) ma, attualizzazione cinematografica a parte, resta una lettura di superficie di una regia senz’anima, che si nasconde dietro l’appariscente involucro del palcoscenico.

Non è molto più ispirata la direzione un po’ scolastica e con pochi guizzi del neodirettore musicale del teatro Thomas Guggeis, al secondo titolo della stagione dopo il riuscito Mozart de Le nozze di Figaro inaugurale. La composita trama musicale di Ligeti ricca di effetti e citazioni stranianti è resa con diligenza dalla Frankfurter Opern- und Museumsorchester (che presta anche qualche strumentista travestito da paffuto cherubino alla festa da Go Go) ma manca del tutto il suo ghigno beffardo e sarcastico.

Grande impegno per tutti i numerosi interpreti in scena, ma le donne vincono nettamente, specialmente Anna Nekhames, ridotta a salma in carriola per gran parte dello spettacolo tranne quando si anima per il suo surrealissimo numero come Gepopo, e Claire Barnett-Jones, una Mescalina improbabile quanto divertente, e Elizabeth Reiter e Karolina Makuła è la spigliata coppia dei giovani amanti. Nell’altro campo, Simon Neal è un Nekrotzar in mantella plissé verde piuttosto spaesato, Peter Marsh un Piet decisamente sopra le righe e non in pieno controllo vocale, Alfred Reiter un Astradamors poco convinto e meno convincente, mentre almeno Eric Jurenas, uno stralunato Go-Go, ha l’aria di divertisti come i suoi due ministri del partito nero e bianco ossia Ian MacNeil e Michael McCown. Puntuali gli interventi del Coro dell’Oper Frankfurt per lo più invisibile dietro le quinte.

Pubblico piuttosto numeroso alla seconda. Applausi

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