Un appunto dattiloscritto di Paolo Grassi, oggi negli archivi della Fondazione a lui intitolata a Martina Franca, fa cenno all’ “Artaserse” di Hasse e, in particolare alla « melodia dolente “Pallido sole, torbido il cielo” resa celebre dal castrato Farinelli ». Dopo la prima veneziana del 1730, molte rielaborazioni per altrettanti allestimenti e un silenzio di quasi 250 anni (nel Settecento il destino dell’opera non era inevitabilmente parabolico?), l’opera di Hasse è tornata a risuonare a Martina, quale opera inaugurale della 38esima edizione. Sono state quindi svelate pagine di musica oggettivamente molto bella (straordinaria la grandiosa scena conclusiva del secondo atto affidata ad Artabano), comprese quelle arie che Farinelli cantò ininterrottamente per dieci anni per salvare dalla depressione il re Filippo V di Spagna. Le acrobazie vocali di Farinelli, che nella prima fu Arbace, alimentarono parte del successo dell’opera. Per quello stesso ruolo, al Valle d’Itria è tornato il falsettista argentino Franco Fagioli, diventato una vera star, accolto da molti applausi ad ogni aria e autentiche ovazioni nel finale; il che ha rischiato di oscurare i grandi meriti vocali e scenici di Sonia Prina (Artabano). Il regista Gabriele Lavia non ha voluto operare cospicui tagli sui recitativi, così l’opera dura circa tre ore durante le quali i personaggi s’arrovellano su mere questioni politiche e morali: come portare a termine la seconda metà del golpe. Corrado Rovaris ha diretto la partitura con amore e passione, suonando anche il cembalo, attento a non coprire i delicati strumenti del basso continuo con gli strumenti moderni dell’orchestra. Ma così il suono non cresce mai, e il finale si confonde con tutto il resto.
Note: Si replica il 18 e il 27 luglio
Interpreti: Anicio Zorzi Giustiniani (Artaserse), Maria Grazia Schiavo (Mandane), Sonia Prina (Artabano), Franco Fagioli (Arbace), Rosa Bove (Semira), Antonio Giovannini (Megabise)
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