Aida e il colonialismo
Macerata festeggia i 100 anni dello Sferisterio come teatro lirico
Doppio anniversario per Aida, che ha inaugurato il 23 luglio la 57esima stagione del Macerata Opera Festival. Alla ricorrenza dei 150 anni della prima al Cairo nel 1871 si somma infatti quella dei cento anni dalla trasformazione dello Sferisterio da arena per il gioco della palla al bracciale a teatro lirico, per volere del conte Pier Alberto Conti che il 27 luglio1921 fece rappresentare proprio Aida nel grande spazio all’aperto. Protagonista ne fu la compagna, il soprano Francisca Solari, nel ruolo della protagonista. Clima di festeggiamenti dunque a Macerata, con apertivi culturali, mostre, dialoghi, spettacoli per i più piccoli, concerti e con i negozi del centro allestiti a tema.
Clima di festa anche dentro il teatro, con la messinscena tanto attesa del capolavoro verdiano, che la regista Valentina Carrasco ha voluto ambientare proprio nell’epoca in cui Verdi scrisse l’opera: l’apertura del canale di Suez (la cui importanza strategica, ancora di grande attualità, è stata ribadita proprio dai fatti di poche settimane fa) coincide, come osserva la regista, con lo sfruttamento del primo pozzo di petrolio; un momento storico quindi che vede il rapido sviluppo industriale dell’Egitto e quello delle potenze coloniali europee.
Niente faraone dunque, ma un chedivè in fez e alta uniforme e una Amneris elegantissima abbigliata da principessa occidentale; niente piramidi, ma solo dune di sabbia e tende beduine, che nel secondo atto si trasformano in un gigantesco oleodotto che invade tutto il palcoscenico. I costumi di Silvia Aymonino hanno caratterizzato nettamente i due popoli rivali: gli egiziani e la classe dirigente egizia ormai “inglesizzata”- Amneris gioca a golf sulle dune- gli alti dignitari ottomani e gli europei coloniali tutti in bianco e nero; coloratissimi invece i costumi degli etiopi, raffigurati come popolo selvaggio a cui ci si diverte a regalare oggetti e cibo, chiara denuncia degli orrori del colonialismo. L’Egitto è dunque quello del protettorato britannico e del petrolio, dominato e dominatore a sua volta: la sfasatura storica non ha creato troppi attriti con il libretto avendo una sua coerenza, compresa la sostituzione della “fatal pietra” della tomba con le valvole bloccate della raffineria. Notevoli soprattutto le scene corali sia per la disposizione armonica delle masse sia per i suggestivi effetti di luce, a cura di Peter van Praet, che creavano begli effetti pittorici di chiaroscuro, con lo sfondo delle scene di Carles Berga.
Bene anche il cast vocale, con Maria Teresa Leva (Aida), Luciano Ganci (Radames), Veronica Simeoni (Amneris), Marco Caria (Amonasro), Fabrizio Beggi (il Re) e Alessio Cacciamani (Ramfis), che hanno ben sostenuto i rispettivi ruoli pur con le difficoltà create dal grande spazio aperto: in particolare la Simeoni ha ben espresso con il corpo e con la voce la crudeltà, la gelosia, la passione e il dolore del personaggio, così come la Leva la altera sottomissione di Aida e le sue passioni contrastanti. Ganci ha sfoggiato voce possente e bel timbro, così come il baritono Caria. Accanto ai solisti il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”, diretto da Martino Faggiani, tutti in mascherina; i ballerini, che hanno danzato sulle coreografie di Massimiliano Volpini tra i barili di petrolio; la Banda “Salvadei” posizionata a destra del palcoscenico, e l’orchestra FORM- Filarmonica Marchigiana, diretta dal direttore del festival, Francesco Lanzillotta, con i fiati separati l’un l’altro da paratie di plexiglass.
Delle repliche previste (1 agosto, 7 agosto, 12 agosto) quella di domenica 1 agosto sarà dedicata all’accessibilità con il programma InclusivOpera, il primo del genere ad essere creato in un teatro italiano, che intende rendere l’opera accessibile ai disabili sensoriali di tutte le età, proponendo un servizio di descrizione audio o in LIS e percorsi tattili alla scoperta dei titoli in scena.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Puccini Dance Circus Opera: l’Orchestra della Toscana celebra il centenario della morte del compositore lucchese fondendo musica, teatro-danza e acrobazie circensi
A Bologna si è conclusa con “La traviata” la trilogia verdiana prodotta dall’Orchestra Senzaspine: nitida direzione di Tommaso Ussardi e allestimento in stile “graphic novel” di Giovanni Dispenza.
La Filarmonica Toscanini diretta da Enrico Onofri ha proposto pagine di Beethoven e Schubert, oltre a una “prima” di Daniela Terranova