Adriana fra i lustrini

La Deutsche Opera am Rhein di Düsseldorf riprende da Mainz l’allestimento dell’opera di Cilea che ha segnato il debutto nella regia lirica di Gianluca Falaschi

Adriana Lecouvreur (Foto Hans Joerg Michel)
Adriana Lecouvreur (Foto Hans Joerg Michel)
Recensione
classica
Düsseldorf, Deutsche Oper am Rhein (Opernhaus)
Adriana Lecouvreur
14 Maggio 2022 - 04 Giugno 2022

È nato in piena pandemia questo allestimento di Adriana Lecouvreur, che ha segnato il debutto nella regia lirica di Gianluca Falaschi, celebrato costumista (anche delle quattro ultime aperture di stagione scaligere) e già alla terza regia con la recente Griselda a Venezia. Saltata la prima nella primavera del 2020 per la chiusura dei teatri anche in Germania, l’opera è andata finalmente in scena a Mainz in presenza del pubblico all’inizio di questa stagione. Già destinata al magazzino, inaspettatamente hanno giocato a suo favore le tensioni geopolitiche di queste settimane, che a Düsseldorf hanno affondato il previsto Andrea Chénier coprodotto con l’Helikon Opera di Mosca e creato un buco nella programmazione. Una decisione che, come ha sottolineato il sovrintendente della Deutsche Oper am Rhein Christoph Meyer, non voleva essere contro Dmitry Bertman, regista e direttore del teatro lirico moscovita, ma contro “un’istituzione culturale ufficiale dello Stato russo, indissolubilmente legata al suo nome”. Sia come sia, messa in stand-by la politicamente scomoda collaborazione, ne ha beneficiato questa Adriana, fatta rinascere con qualche significativa modifica sul palcoscenico di Düsseldorf.

L’orchestra torna in buca ma non cambia sostanzialmente l’impianto scenico immaginato da Gianluca Falaschi, che firma ovviamente anche i rutilanti costumi, come quello di uno scintillante musical made in Broadway portato sul grande schermo come nella Hollywood di qualche decennio fa. Manca la sontuosità delle geometrie coreutiche di un Busby Berkeley ma non la danza nei momenti più leggeri a cura del quartetto Jouvenot, Dangeville, Poisson e Quinault e magari del frivolo principe di Bouillon. È un trionfo di lustrini anche la pantomina del giudizio di Paride virata in grottesco con donne dai seni immensi che si contendono il premio del principe (che invece prevedibilmente lo consegna alla sua giovane maitresse). Funzionano meno, invece, i passaggi più (melo)drammatici, dove forse il genere più adatto sarebbe il melodramma lacrimoso stile Douglas Sirk e invece si ripiega su una rassicurante convenzione.

Il trasloco dalla Comédie Française della Francia di Luigi XV ai lustrini della Broadway anni ’40 funziona nel complesso e funzionerebbe anche di più se la primadonna e gli altri due vertici del complesso triangolo di amore e potere, cioè Maurizio, giovane star in ascesa, e la fedifraga contessa di Bouillon, avessero trovato a Düsseldorf interpreti più convincenti sul piano scenico nel cast completamente rinnovato rispetto a Mainz. Come Adriana, Liana Aleksanyan mette un grande impegno e canta bene (anche se dà l’impressione di essere al limite delle proprie possibilità) ma non ha la statura drammatica delle grandi dive di un tempo. Non va molto meglio Sergey Polyakov, un Maurizio dalla vocalità esuberante ma nel complesso alieno a un’idea di personaggio. Se la cava decisamente meglio almeno Ramona Zaharia, perfidissima Bouillon seducente anche nel bel timbro brunito. Degli altri funziona bene soprattutto la leggerezza, quella di Beniamin Pop, che è un conte di Bouillon giustamente fatuo e danzante, e del brillante Matteo Mezzaro, l’inseparabile abate qui insinuante tirapiedi del boss. Molto pertinenti anche gli interventi del quartetto di Indre Pelakauskaite (Jouvenot), Sarah Ferede (Dangeville), Florian Simson (Poisson), Jake Muffett (Quinault), mentre anche Alexey Zelenkov denuncia qualche limite attorale come Michonnet, risolto però completamente sul piano vocale. Chi invece è capace di trovare sempre il giusto equilibrio fra il merletto strumentale e l’enfasi drammatica con gusto infallibile è il direttore Antonino Fogliani in grande complicità con i Düsseldorfer Symphoniker.

Pubblico numeroso, applausi calorosi a tutti gli interpreti nell’ultima recita in cartellone. Già annunciata la ripresa a Duisburg nella prossima stagione.

 

 

 

 

 

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