La trascinante Mahler Chamber Orchestra di Elim Chan

Successo a Reggio Emilia per l’inaugurazione della stagione concertistica con le sinfonie "Italiana" di Mendelssohn e "Quinta" di Beethoven

Elim Chan (foto Eduardus Lee)
Elim Chan (foto Eduardus Lee)
Recensione
classica
Reggio Emilia, Teatro Municipale Valli
Mahler Chamber Orchestra, Elim Chan
07 Novembre 2024

A inaugurare la stagione concertistica 2024-2025 della fondazione I Teatri di Reggio Emilia è tornata la Mahler Chamber Orchestra, prestigiosa formazione fondata nel 1997 da Claudio Abbado, plasmata negli anni da personalità quali, tra le altre, quella di Daniel Harding e Daniele Gatti, e abituale frequentatrice del palcoscenico del teatro Valli.

Il programma proposto l’altra sera prevedeva un impaginato sinfonico che più “classico” non si può, vale a dire la Sinfonia n. 4 in la maggiore “Italiana” op.90 di Felix Mendelssohn Bartholdy seguita dalla Sinfonia n. 5 in do minore op.67 di Ludwig van Beethoven.

A rinnovare con singolare e trascinante freschezza l’ascolto di queste pagine conosciutissime la lettura impressa da Elim Chan, direttrice nata a Hong Kong e formatasi tra lo Smith College di Northampton in Massachusetts e l’Università del Michigan. Un percorso, quello della Chan, passato per le masterclass di Bernard Haitink frequentate a Lucerna nel 2015, la stagione 2015-16 come assistente direttore presso la London Symphony Orchestra – lavorando qui a stretto contatto con Valery Gergiev – esperienza seguita dal programma Dudamel Fellowship della Los Angeles Philharmonic. Un tracciato che l’ha condotta nelle recenti stagioni alla guida di compagini quali la Chicago Symphony Orchestra, la Cleveland Orchestra, la Philharmonia Orchestra di Londra, oltre naturalmente alla Mahler Chamber Orchestra.

Ed è proprio il segno compatto e reattivo di questa formazione che ha assecondato in questa occasione con bella affinità il passo interpretativo impresso dalla direttrice, a partire da una “Italiana” tratteggiata con un’urgenza al tempo stesso vivacemente coinvolgente ed estremamente controllata, che ha condotto il discorso musicale mendelssohniano su binari tracciati con incedere spedito ma tutt’altro che approssimativo, quasi che il respiro deciso impresso dalla Chan asciugasse certi sedimenti romantico-sentimentali per illuminare i dialoghi timbrici tra le classi strumentali attraverso riverberi tesi e brillanti. Una lettura i cui caratteri di fondo sono stati confermati anche nella successiva Quinta beethoveniana, in cui carattere emblematico è stato restituito scevro da qualsivoglia retorica, disegnato invece con misura interpretativa precisa e lineare, che alla coerenza con l’andamento vivacemente risoluto della prima parte della serata ha saputo qui aggiungere una morbidezza sonora un poco più profonda, risultato raggiunto anche grazie a quella palpabile sintonia tra i gesti della direttrice e la coinvolta partecipazione dei musicisti della Mahler Chamber Orchestra che ha attraversato quale ideale filo rosso l’intero concerto.

Tanti, convinti e meritati applausi da parte del pubblico che affollava il teatro Valli hanno infine salutato Elim Chan e la Mahler Chamber Orchestra, chiudendo con un bel successo questa trascinante serata di grande musica sinfonica.

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