Fino a poco tempo fa la Missa Scaramella di Jacob Obrecht era presente nella nuova edizione delle sue opere del 1990 ma incompleta e dunque di fatto non eseguibile. Di questa messa del compositore franco-fiammingo, probabilmente tardiva, sono infatti sopravvissute solo due parti separate manoscritte, quelle di altus e bassus, conservate nella Biblioteca Jagiellońska di Cracovia, mentre mancano quelle di discantus e tenor che sono andate perdute o distrutte.
Ma questa messa è tornata a vivere grazie al lavoro di ricostruzione delle due parti mancanti fatto da Fabrice Fitch, e nei giorni di cui è stata eseguita durante il festival Laus Polyphoniae di Anversa dal Binchois Consort diretto da Andrew Kirkman, quasi contemporanemente la Hyperion Records ha pubblicato il disco del gruppo vocale, e la Royal Society for Music History of The Netherlands (KVNM) la partitura edita da Fitch.
Il tenor che da il nome alla messa è quello della famosa divertente canzone italiana di cui non si conosce l’autore ma che è stata resa famosa dalle versioni polifoniche “frottolesche” di Josquin e Compère, che sono state eseguite rispettivamente poco dopo l’inizio e quasi alla fine del concerto.
Il suo lavoro di restauro, simile solo in parte a quello di un dipinto, ma forse più complesso e impegnativo dal punto di vista intellettuale e creativo, era stato iniziato con la collaborazione di Philip Weller, scomparso nel 2018, dopo che aveva completato alcuni mottetti di Obrecht che il Binchois Consort ha eseguito durante il concerto insieme alla Missa Scaramella.
La conversazione con Fitch e Kirkman contenuta nel podcast si è svolta dopo l’esecuzione della messa, mentre gli esempi musicali sono stati registrati precedentemente durante la prova.