Napoli: il ritorno di Elektra

Successo per l'allestimento con le scene di Kiefer

Elektra (Foto Luciano Romano)
Elektra (Foto Luciano Romano)
Recensione
classica
Teatro San Carlo di Napoli
Elektra
27 Settembre 2024 - 03 Ottobre 2024

Trionfo ieri 1° ottobre al Teatro San Carlo di Napoli, che ha affidato a Ellen Hammer troupe, alle Merbeth, Herlitzius, Teige, e ai Daszak, Goliński, la ripresa dell’Elektra di Strauss nel premiato allestimento Abbiati 2002/2003 con la regia di Klaus Michael Grüber e le scenografie di Anselm Kiefer. Scene e costumi di una Grecia industriale contemporanea – un cubo di cemento la casa di Elektra - cavità, vuoti e pieni, luce e oscurità, il tutto altamente geometrico e in decadenza, c'è tutto ciò che comporta l'adesione ad un dramma tra vita e morte. Grüber e Kiefer riuscirono a rilevare il significato globale, il genius loci: violenza, forza, autoaffermazione, vendetta; e il finale tragico con tutta la connotazione di un sistema di tensioni verso un culmine erano ben delineati. 

L’opera comincia con un tema lapidario di poche note della morte di Agamennone e la disperazione della figlia, Ricarda Merbeth, Elektra. Toccante per tutto l’atto unico la sua recitazione tra intenti di distruzione e ricostruzione, che dal suo monologo non lascerà più. In simbiosi con l'orchestra – canta con colori timbrici, quando sale è possente, di velluto con gli archi al riconoscimento di Oreste “…superbo, inaccessibile, sublime volto, resta con me!”. Poi subito la sorella Elisabeth Teige, Crisotemide, un po' troppo affrettata a volte, ma risulta vocalmente e teatralmente un interprete perfetto per il suo debutto nel ruolo. L’ambientazione nel suo grigiore era una cornice figurativa degli eventi, con il ruolo non marginale di uno scenario metateatrale affollato di ancelle ben enfatizzato dalle luci riprese da Fiammetta Baldiserri. Evelyn Herlitzius nel ruolo di Clitennestra, e John Daszak in Egisto il giusto equilibrio. Łukasz Goliński Oreste, sorprende per gran voce e fisicità - enfatizzata con lucida intelligenza dal regista nella sua plasticità dei movimenti. A parte la regia, a sfavillare, piena di musica è la direzione più che sinfonica di Mark Elder. Con grande autorevolezza nei rubati e portamenti ha forgiato un’opera più strumentale affondata nei registri scuri degli archi, lirico e meno ritmico - perfetto l'equilibrio dinamico cantanti/orchestra. Poi il coro, preparato da Fabrizio Cassi nelle scene di sfogo canta sempre delineato nei timbri. Il Teatro San Carlo riapre così dopo la pausa estiva il cartellone della stagione lirica, su questo dramma e questi sentimenti, forse ancora peculiari del nostro tempo in un allestimento ancora così attuale. 

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