Thurston Moore ambientalista

Nel nuovo album Flow Critical Lucidity l'ex Sonic Youth è meno “sonico” e più contemplativo

Thurston Moore
Disco
pop
Thurston Moore
Flow Critical Lucidity
The Daydream Library Series
2024

Distante ormai 13 anni dalla fine dei Sonic Youth, poco dopo la quale si trasferì a Londra, dove risiede tuttora, e reduce dall’aver riepilogato il cammino percorso nel recente racconto autobiografico Sonic Life, Thurston Moore è entrato in una fase avanzata della carriera. 

Lo conferma il nono disco edito a suo nome, Flow Critical Lucidity, realizzato avendo accanto alcuni personaggi che ultimamente lo affiancano in pianta stabile: Debbie Googe (bassista dei My Bloody Valentine), James Sedwards (chitarra e tastiere) e Jon “Wobbly” Leidecker (manipolatore elettronico nei Negativland), ma soprattutto Eva Prinz, con cui è sposato dal 2020, principale autrice dei testi già nei precedenti Rock n Roll Consciousness e By the Fire dietro lo pseudonimo Radieux Radio. 

A dispetto dell’apparente consuetudine, Flow Critical Lucidity è in realtà un’opera dalla fisionomia insolita, sia sul fronte musicale – la strumentazione è ampliata e meno elettrica, con pianoforte e percussioni in evidenza – sia in termini di contenuto narrativo. Baricentro dell’album – composto di sette tracce distribuite in una quarantina di minuti, mentre una supplementare chiude la versione in vinile – è infatti una coppia di brani dall’esplicita vocazione ambientalista (“Ma senza predicozzi”, ha specificato in estate l’autore in un’intervista concessa a “Spin”). 

Il primo è “We Get High”, con “prati di montagna” come “santuari” e “colline che prendono vita”: immagini descritte da una voce spettrale e associate a un narcotico andamento slowcore turbato da sporadici brontolii rumoristi. Arriva poi “Rewilding”, intestato al neologismo riferito alle pratiche di ripristino della biodiversità: su un ritmo ciclico che sembra mutuato dai Can affiorano scorci naturalistici, dalle Galapagos alle “pure acque scozzesi”, con apparizioni di tordi, linci e farfalle, e sensazione di benessere (“L’erba turchese del mare mi solletica il culo, sto sognando in maniera Coral Morphologic”, citando un progetto scientifico e artistico che predica la simbiosi fra esseri umani e coralli).

 A quel paio di episodi si accoda “The Diver”: ballata contemplativa ispirata alla scomparsa di un subacqueo avventuratosi in un’“esplorazione del mozzafiato” nel lago di Ginevra, nei pressi del quale Moore si trovava allora per ragioni di lavoro. 

Se proprio dobbiamo rinvenire echi dei suoi trascorsi, se ne possono cogliere nella scalena geometria “no wave” di “Shadow”, un “paradiso da buco nero”, e nei versi di “New in Town”, che rende omaggio agli eroi del sottobosco hardcore statunitense (“Siamo pieni della vostra energia, siamo una biblioteca straight-edge”, recita la filastrocca, menzionando Minor Threat, Bad Brains, Youth Brigade e Fugazi) nonostante un arrangiamento semiacustico dal bizzarro sapore esotico. È l’incipit del disco, cui segue su cadenza da raga psichedelico l’ammaliante “Sans Limites”: qui emerge il “flusso di lucidità creativa” che dà titolo alla raccolta e si ascolta il controcanto francofono intonato da Laetitia Sadier con un’allure da maggio 1968.

 A conti fatti, apice “sonico” di Flow Critical Lucidity risulta essere così l’appendice incisa a 33 giri: un rock’n’roll dallo sviluppo classico (con tanto di assolo di chitarra!) in onore di “Isadora”, pioniera della danza contemporanea “sfidando le leggi della gravità”, un “incantesimo a piedi nudi”.

 Non più rivoluzionario, il vecchio Thurston – adesso 66enne – ha il merito di non ripetere sé stesso e mette in mostra una sensibilità matura che riesce a rendere schietto persino il quadretto domestico dipinto in “Hypnogram”, canzone d’amore “dove comincio io e finisci tu quando ci svegliamo”.

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