Maurizio Pollini: 10 dischi per un ritratto

Dieci memorabili incisioni per ripercorrere parte del percorso artistico di una leggenda del pianoforte

Maurizio Pollini (foto Peter Meisel)
Maurizio Pollini (foto Peter Meisel)
Articolo
classica

Con Maurizio Pollini se ne va una leggenda del pianoforte del secondo Novecento. Artista riservato, quanto protagonista assoluto della scena musicale internazionale. Un intellettuale al servizio della musica, e per questo rivoluzionario innovatore dell’interpretazione pianistica. Musicista ineguagliato, fedele agli ideali artistici e civili che hanno segnato tutta la sua vita.

Del grande pianista rimane oggi il ricordo di un entusiasmante percorso artistico documentato da un’ampia discografia che risponde unicamente alla necessità dell'artista, mai a regole di mercato: «Suono la musica che più mi piace, che sento più rispondente alla mia indole».

Dai classici Bach, Mozart, Beethoven, ai grandi romantici, l’amato Chopin, Schumann, Schubert e Brahms, fino a penetrare il Novecento di Stravinskij, Prokof’ev, Bartók per arrivare ai contemporanei Stockhausen, Boulez, Nono, Manzoni e Sciarrino. Un repertorio vastissimo, che lui stesso contribuì non poco ad ampliare grazie alla sua energia e allo straordinario virtuosismo, sostenuti da una spiccata sensibilità, intelligenza e rigore.

Una vita per la musica che riassumiamo in dieci dischi divenuti emblema della sua arte.

1. Chopin, Concerto op. 11 (EMI, 1960)

Dopo averlo eseguito alla prova finale del Concorso Chopin di Varsavia, Maurizio Pollini viene ingaggiato dalla EMI per registrare il Concerto op. 11 con la Philarmonia Orchestra diretta da Paul Kletzki. A seguito dell’uscita del disco, destinato a rimanere una rarità, il pianista ancora diciottenne blocca il lancio delle altre registrazioni chopiniane per prendersi una pausa di riflessione, utile per portare a termine gli studi in composizione e approfondire maggiormente il repertorio, soprattutto sotto la guida di Arturo Benedetti Michelangeli.

2. Stravinskij, Prokof’ev, Webern, Boulez (Deutsche Grammophon, 1971)

Dieci anni più tardi, Pollini firma un contratto in esclusiva con l’etichetta Deutsche Grammophon. Dimenticata la prima esperienza con EMI, il pianista fa il suo vero debutto nel mondo della discografia, con una serie di lavori che attraversano il Novecento storico accostati alla musica contemporanea. Pollini dichiara così il suo impegno e il suo amore per il repertorio allora meno frequentato, incidendo la Sonata n. 2 di Boulez, oltre ai Trois mouvements de Petrouchka di Stravinskij, la Sonata n. 7 di Prokof’ev e le Variazioni op. 27 di Webern.

«Un’esecuzione ideale – della Sonata di Boulez -  ne dovrebbe rivelare tutta la ricchezza musicale e richiede una chiarezza assoluta, che renda al pubblico il meno difficile possibile seguirne il discorso».

3. Chopin, Études (Deutsche Grammophon, 1973)

Non un ritorno al repertorio classico dopo le sperimentazioni contemporanee, bensì la volontà di fissare finalmente un punto di arrivo nell’ambito dell’interpretazione delle opere di Chopin, compositore che Pollini frequenta per tutta la vita. Lo testimonia una prima registrazione degli Studi per EMI, effettuata ancora fresco di vittoria del Concorso che l’ha lanciato, a lungo rimasta inedita e pubblicata dall’etichetta Testament solo in anni recenti.

Pluripremiata, la registrazione Deutsche Grammophon incarna ancora oggi uno dei pilastri della discografia chopiniana, un punto di riferimento che ciascun pianista non può ignorare.

4. Nono, Manzoni (Deutsche Grammophon, 1982)

L’approfondimento della musica contemporanea avviene anche attraverso l’impegno politico e la dedica di due tra i maggiori compositori italiani dell’epoca: Luigi Nono e Giacomo Manzoni. Con …sofferte onde serene…, Luigi Nono affida alle mani di Pollini gli echi della laguna veneziana, calibrati direttamente sulle ineguagliabili abilità tecniche e interpretative del pianista. Il lavoro per pianoforte ed elettronica arriva dopo Como una ola de fuerza y luz, prima opera di Nono ad assegnare al pianoforte il ruolo di protagonista, che qui Pollini interpreta insieme al soprano Slavka Taskova e all’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese diretta da Claudio Abbado. In alcune riedizioni del disco, l’opera di Nono viene accostata a Manzoni che per Pollini ha scritto Masse: Omaggio A Edgard Varèse, con Giuseppe Sinopoli sul podio dei Berliner Philharmoniker.

5. Brahms, Piano Quintet (Deutsche Grammophon, 1980)

La discografia di Pollini abbraccia anche la musica da camera. L’incisione del Quinetto op. 34 di Brahms arriva a seguito del sostegno del Quartetto italiano al pianista, fischiato alla Società del Quartetto di Milano per aver letto un documento di protesta contro i bombardamenti USA in Vietnam. Qualche anno più tardi i cinque musicisti debuttano al Teatro Verdi di Pisa, mentre la pubblicazione conquista diversi premi, tra i quali anche il Gramophone Award. Una collaborazione destinata a interrompersi poco dopo per lo scioglimento del Quartetto. Vani i tentativi di ricomporre la storica formazione condotti dallo stesso pianista.

6. Schubert, ultime tre Sonate (Deutsche Grammophon, 1988)

Profondità interpretativa e scavo sonoro uniti a una visione della forma musicale davvero unica: si esprime in questi termini l’entusiastico avvicinamento di Pollini al mondo di Schubert. Oltre alle ultime tre Sonate, Pollini approfondirà il repertorio di Schubert sia dal vivo che in studio, incidendo altri lavori, tra cui la Wanderer Fantasie.

7. Schönberg, Schumann: Concerto per pianoforte (Deutsche Grammophon, 1991)

Dopo aver consegnato in un disco memorabile l’integrale dell’opera pianistica di Schönberg, in occasione del centenario della nascita del compositore austriaco, Pollini affronta il Concerto per pianoforte accostandolo a quello di Schumann, in un’inedita quanto interessante accoppiata che vede i Berliner Philharmoniker diretti da Claudio Abbado.

8. Beehoven, Variazioni Diabelli (Deutsche Grammophon, 2001)

Il disco giunge all’apice di una lunga riflessione sull’opera pianistica di Beethoven, di cui Pollini incide l’integrale dei Concerti e delle Sonate nell’arco di quarant’anni, e che ha visto il pianista tornare sui tre ultimi capolavori, incidendoli più volte.

Partendo dalle ultime tre Sonate, registrate nel 1975, Pollini prosegue il suo viaggio dalla fine degli anni Ottanta in poi. Nella successiva decade incide le Variazioni Diabelli, e ben tre volte il ciclo completo delle Sonate a Monaco, Parigi e Vienna con la prospettiva di utilizzarli per pubblicazioni discografiche, raccolte molti anni più tardi in un cofanetto, a testimonianza dello sforzo e la dedizione dell'artista.

9. Chopin, Notturni (Deutsche Grammophon, 2005)

All’apice della sua popolarità, anche grazie alla partecipazione di alcune trasmissioni televisive, il ritorno all’amato Chopin è salutato a furor di popolo. Il doppio CD infatti scala i vertici della classifica dei dischi più venduti per molte settimane, incoronato da un Grammy Award.

10. Bach, The Well-tempered Clavier (Deutsche Grammophon, 2009)

Così come il Pollini intellettuale amava rifugiarsi nella letteratura greca e latina, sul piano musicale esplora Il clavicembalo ben temperato in un doppio CD utile all’ascoltatore a riscoprire Bach attraverso un fraseggio fluente, un tocco miracolato capace di alimentare sonorità calde ed avvolgenti, contrapposto a un’articolazione più asciutta e rifinita. Atteggiamenti che si giustificano all’interno di una gamma sconfinata di colori dinamici che Pollini mette al servizio della musica e delle intenzioni del compositore.

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